Paura, misteri e trame del “Conclave”: in scena il rito oscuro della Chiesa
Conclave usa l’irrompere di una scritta in giallo per chiudere la complessa sequenza iniziale. In pochi minuti cresce la sensazione di infrangere il segreto di rituali protetti per secoli. La colonna sonora travalica le immagini in scorrimento veloce, sottolineando, nel violento vibrare degli archi, dialoghi resi scarni dallo smarrimento, e la tensione crescente di un’attesa seguita al distacco.
L’intero prequel è dominato dal senso immobile e crudele dell’assenza: dalla vita terrena, dalle presenze più care, dalle piccole abitudini private. Eppure la generale tristezza, appena incisa dall’urgenza, si incammina inesorabilmente verso la necessità di radunare quanti dovranno eleggere il nuovo papa da ogni angolo del mondo. Diverranno sempre più visibili, nei prelati più importanti, fiamme d’ambizione a lungo nascoste sotto l’ipocrisia. Tra tutti, il cardinal Lawrence si troverà nei fatti solo, di fronte al compito terribile di frugare i segreti di ogni anima, sradicando alberi forti ma ormai ammalati, per salvarne i pochi arbusti capaci di futuro.
Conclave mette in scena, anche se con qualche lentezza e concessioni al colpo di scena hollywoodiano, la vitalità del dubbio contro la sterilità della certezza, chiarendo la confusione storica tra dover essere guida per una comunità abbandonata........
© Il Dubbio
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