Da Piero Grasso a Federico Cafiero De Raho, fino a Franco Roberti: la poltrona della Dna di via Giulia ormai è divenuta un capitale elettorale |
Come mai il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, poche ore dopo gli arresti dei presunti fiancheggiatori di Hamas in Italia, si sente in diritto - forse addirittura in dovere - di specificare che l'arresto nulla toglie "ai crimini commessi ai danni della popolazione palestinese successivamente al 7 ottobre 2023 nel corso delle operazioni militari intraprese dal Governo di Israele"?
Evidentemente il procuratore Melillo è convinto che la sua funzione abbia anche una dimensione politica. E del resto c'è un dato, inoppugnabile nella sua fredda evidenza documentale, che dovrebbe far riflettere chiunque abbia a cuore la salute delle nostre istituzioni. Se prendiamo l'elenco dei magistrati che hanno guidato la Direzione Nazionale Antimafia negli ultimi vent'anni, ci accorgiamo che via Giulia non è più soltanto il cuore del coordinamento investigativo contro i clan e terrorismo. È diventata, con una regolarità che toglie il fiato, una sorta di "scivolo" verso gli scranni più alti del Parlamento, un laboratorio dove il prestigio della lotta alla mafia si trasforma, quasi per inerzia, in capitale elettorale.
Non è un sospetto, ma una cronologia di fatti. Piero Grasso lascia la DNA nel 2012 e, in meno di cento giorni, si ritrova a presiedere il Senato della Repubblica. Franco Roberti chiude il mandato nel 2017 e pochi mesi dopo siede in una giunta regionale, prima di approdare al Parlamento Europeo con il Partito Democratico. Federico Cafiero De Raho, l'uomo che ha sfidato i Casalesi, va in pensione nel febbraio 2022 e a settembre è già il volto nuovo del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, dove oggi ricopre il ruolo di vicepresidente della Commissione Antimafia. In pratica, controlla da politico gli stessi uffici che guidava da magistrato. Questione........