Il lavoro come stato naturale, il senso delle vacanze e la lezione che non impariamo mai

Circa un mese fa ero a Vienna, in visita alla reggia di Schönbrunn. Durante il percorso, mi colpì lo studio dell’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria: una stanza relativamente modesta rispetto allo sfarzo di altre sale, con una scrivania piuttosto piccola e appartata. L’audioguida mi informò che l’imperatore era solito svegliarsi molto presto e farsi servire la colazione alla scrivania, ritirandosi solo la sera. “Si dovrebbe lavorare fino a che non si è completamente esausti” è una delle frasi che gli vengono attribuite.

Una volta mia madre mi raccontò di aver avuto una conversazione con sua suocera, la madre di mio padre, donna da sempre dedita al lavoro casalingo e nei campi. Mia madre era una studentessa universitaria, e alla domanda di mia nonna su come si sentisse rispose di essere stanca dopo una lunga giornata di studio. Al che mia nonna risposte: “Ma come fai a essere stanca se non hai fatto niente tutto il giorno?” (o una cosa del genere).

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Circa un mese fa ero a Vienna, in visita alla reggia di Schönbrunn. Durante il percorso, mi colpì lo studio dell’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria: una stanza relativamente modesta rispetto allo sfarzo di altre sale, con una scrivania piuttosto piccola e appartata. L’audioguida mi informò che l’imperatore era solito svegliarsi molto presto e farsi servire la colazione alla scrivania, ritirandosi solo la sera. “Si dovrebbe lavorare fino a che non si è completamente esausti” è una delle frasi che gli vengono attribuite.

Una volta mia madre mi raccontò di aver avuto una conversazione con sua suocera, la madre di mio padre, donna da sempre dedita al lavoro casalingo e nei campi. Mia madre era una studentessa universitaria, e alla domanda di mia nonna su come si sentisse rispose di essere........

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