Cent’anni di Galleria d'arte moderna: quando una collezione civica diventa progetto politico
Cento anni non sono solo una ricorrenza. Sono una misura del tempo, del coraggio e delle scelte che una città ha saputo fare — o evitare. Il centenario della Galleria d’Arte Moderna di Roma non celebra semplicemente la nascita di un museo, ma racconta una visione: quella di Roma che, nel 1925, decide di dotarsi di una collezione pubblica di arte contemporanea, assumendosi un rischio culturale e politico.
Perché collezionare il presente — e farlo con risorse pubbliche — non è mai un gesto neutro. La mostra “GAM 100. Un secolo di Galleria comunale 1925–2025” restituisce questa storia con oltre centoventi opere, ma soprattutto con un racconto stratificato che tiene insieme artisti, movimenti, spazi, politiche culturali, mutamenti istituzionali. È il ritratto di una città che ha usato l’arte come strumento di lettura del proprio tempo, spesso anticipando, talvolta inseguendo, sempre dialogando con ciò che accadeva fuori e dentro Roma.
La GAM nasce come collezione civica quando il contemporaneo non è ancora patrimonio condiviso, ma territorio instabile, attraversato da tensioni ideologiche, sperimentazioni formali, contraddizioni storiche. Attraversa il Futurismo e la Secessione romana, il Realismo magico e la Metafisica, la Scuola Romana e il dopoguerra, fino alle neoavanguardie e alle acquisizioni più recenti. Ma ciò che emerge non è una linea stilistica unitaria: è una pluralità di voci, spesso in conflitto, che riflettono le trasformazioni della città e del Paese. Ed è qui che il centenario assume un valore che va oltre la mostra.
La GAM dimostra che una collezione pubblica non è un deposito di opere, ma un dispositivo culturale attivo. Un luogo in cui si intrecciano scelte amministrative, visioni critiche, responsabilità civiche. Ogni acquisizione racconta non solo un artista, ma il modo in cui un’istituzione ha interpretato il proprio ruolo nel tempo: cosa........





















Toi Staff
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