Non “Festa della Donna” - visto che tra femminicidi, violenza sulle donne e gender gap - c’è poco da festeggiare, ma Giornata Internazionale della Donna: è questa la dicitura dell’8 marzo che ci richiama alla dimensione globale della lotta per la tutela dei diritti delle donne e delle pari opportunità, tant’è vero che questa figura come l’obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030 sullo Sviluppo Sostenibile.
Secondo gli ultimi dati l’Italia è l’ultimo paese in Europa per il tasso di occupazione femminile. In cima alla classifica c’è la Germania, con il 77%, ovvero ben 25 punti percentuali in più del nostro, seguono la Francia con il 65% e la Grecia con il 56%, dove la situazione è migliore persino dal punto di vista della dinamica: nell’ultimo decennio l’aumento della quota di donne con un impiego è stata due volte superiore al nostro.
Al di là del valore imprescindibile della tutela dei diritti e dei principi di equità e pari opportunità, garantire l’aumento del tasso di occupazione femminile conviene, letteralmente, a tutto il Sistema Paese per poter mantenere adeguati livelli produttività e di ricchezza da far circolare e redistribuire per poter mitigare anche le disuguaglianze sociali. Perché in un Paese come il nostro in cui solo una donna su due di età compresa tra i 20 e i 64 anni lavora e quando è occupata lo è con contratti più precari, più instabili e meno........