25 anni di modernità liquida: perché oggi il benessere è una questione di equilibrio

Nel 2000, quando Zygmunt Bauman pubblicò Modernità liquida, il mondo sembrava già instabile, ma non ancora come oggi. A distanza di venticinque anni, quella metafora appare sorprendentemente attuale. Anzi, per molti versi, sembra descrivere il nostro presente meglio di quanto potesse fare allora. Bauman parlava di una società in cui le forme si sciolgono: il lavoro non è più un approdo sicuro, le identità diventano flessibili, le relazioni più fragili, le appartenenze meno durature. Tutto è reversibile, tutto è provvisorio, tutto può essere rimesso in discussione. Oggi questa condizione non è più un’eccezione: è diventata la normalità.

Una vita senza forme stabili

La modernità liquida non è solo un concetto sociologico, è un’esperienza quotidiana. Alla liquidità si è aggiunto un altro elemento decisivo: l’accelerazione. Non solo viviamo in un mondo che cambia forma, ma in un mondo che corre: le giornate sono più dense, le richieste più numerose, le decisioni più frequenti. Il lavoro entra nella vita privata, la tecnologia rende tutto immediato, le relazioni si moltiplicano ma spesso faticano a diventare profonde. Siamo continuamente sollecitati, connessi, disponibili. È come se la modernità liquida avesse alzato il volume e il ritmo: non solo tutto è fluido, ma tutto è più intenso e veloce.

Il costo psicologico della liquidità

Questa condizione ha un impatto psicologico evidente, anche se non sempre riconosciuto come tale. Significa essere costantemente chiamati ad adattarsi e gli effetti ormai sono ben visibili: aumento dell’ansia legato all’incertezza, affaticamento decisionale, senso di precarietà identitaria, difficoltà a costruire legami stabili e contenitivi, tendenza a vivere problemi strutturali come fallimenti personali. La sensazione di precarietà si estende oltre il lavoro e tocca l’identità, le relazioni, il futuro.

Molte persone non si sentono “malate”, ma stanche. Stanche di continue sfide adattive, di dover scegliere sempre, di dover dimostrare costantemente il proprio valore, di vivere in equilibrio precario senza veri punti di appoggio. Il disagio contemporaneo, spesso, non nasce da un singolo evento critico, ma da una esposizione prolungata all’instabilità. E qui nasce il “paradosso della liquidità”: una psiche indebolita e resa fragile mentre ne abbiamo sempre più bisogno per le accresciute responsabilità individuali.

Benessere ed equilibrio: parole che cambiano significato

Per molto tempo abbiamo pensato il benessere........

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