(a cura di Massimo Pulin, presidente di Confimi Industria Sanità)

Non è scherzo, purtroppo: il 1° aprile sarebbero dovuti scadere i termini per l’entrata in vigore dei “nuovi” Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Ma la data che segna tradizionalmente una giornata da non prendere sul serio quest’anno si è trasformata in uno scherzo di pessimo gusto per i circa 3 milioni di pazienti-cittadini che necessitano di assistenza protesica. Il 31 marzo, i ministri alla Salute e all’Economia, hanno rimandato al 1° gennaio 2025 l’entrata in vigore delle tariffe dell’assistenza specialistica protesica.

Ausili e prodotti forniti dal sistema sanitario nazionale per un recupero funzionale e relazionale che supporti i pazienti nella quotidianità sociale e lavorativa: questi dispositivi rientrano nel nomenclatore tariffario, uno strumento dei Lea che si traduce in un lungo elenco in cui sono registrate le varie categorie di prodotti erogabili.

Nel documento, però, non sono indicate né le marche dei produttori né i modelli, ma soltanto la funzione e le caratteristiche generali complete di prezzo e indicazioni di manutenzione e riparazione di ciascun dispositivo medico.

Un elenco “essenziale”, in questo caso con la doppia accezione di “fondamentale” e di “scarno”, che invece potrebbe, e dovrebbe, essere esaustivo se venisse aggiornato, come previsto, ogni tre anni.

All'opposto, il documento di assistenza protesica attualmente in vigore è obsoleto: elaborato nel 1999 è stato sommariamente aggiornato nel 2017. La versione, infatti, ha diverse mancanze: prodotti obsolescenti, tariffe inaccessibili, impossibilità di personalizzazione del dispositivo in base alle esigenze del paziente. In più, dall’aggiornamento erano stati stralciati una serie di dispositivi che, per complessità e ridotto numero, non potevano essere messi a gara. Tra tutti: i presidi per le patologie ortopedico-pediatriche.

Negli ultimi due anni, per trovare un equilibrio tra richiesta e offerta, il Ministero della Salute ha coinvolto alcune associazioni imprenditoriali e di pazienti, tra cui Confimi Industria, per revisionare ulteriormente il documento e includerlo nel “decreto Tariffe”.

E finalmente arriviamo ai nuovi elenchi - una revisione, un’altra volta, soltanto parziale - che sarebbero dovuti entrare in vigore dal 1° aprile. Al ritorno dalle vacanze pasquali le persone che ne hanno necessità hanno avuto l’ennesima brutta sorpresa. Ma visto che già a fine marzo si parlava di slittamento, alcune Regioni come Puglia, Marche e Lombardia, hanno già tariffato e quindi agito in deroga. Da qui al prossimo gennaio, per non perdere altro tempo prezioso si potrebbe costituire una commissione ministeriale che regoli la revisione dei tariffari e che metta d’accordo pazienti e produttori.

Così come ha fatto la Confederazione in partnership con la società di consulenza Nomisma: negli ultimi anni abbiamo elaborato un nuovo nomenclatore, concepito da chi opera tutti i giorni sul campo e in collaborazione con i vari specialisti. Nello studio abbiamo analizzato ciascuna opzione che potesse portarci a presentare un progetto completo. Uno scenario esauriente con tutte le criticità attuali e le opportunità.

Partendo dall’intero sistema regionale è stato fatto un parallelismo tra il nomenclatore in vigore e quello proposto, in termini soprattutto di facilità di ottenimento dell’ausilio da parte del paziente.

In più, nell’elenco aggiornato sono stati inseriti i dispositivi precedentemente non inclusi tra i quali tutti quei presidi per le patologie ortopedico-pediatriche.

Escludere i prodotti per bisogni molto complessi perché non possono essere inseriti in una gara pubblica, modalità che consente l’acquisto di un gran numero di prodotti, è una scelta non risolutiva. C’è invece bisogno di un nomenclatore che seguendo le indicazioni di spesa del Ministero della Salute inserisca e comprenda tutti gli ausili più adatti da allestire ad personam.

La commissione potrebbe anche attivarsi perché il nuovo Nomenclatore sia accompagnato da una attenta valutazione sui criteri di accreditamento delle aziende che vorranno fornire dispositivi ad alta valenza, pagati ai cittadini dal Ssn/Ssr. È fondamentale che gli ausili abbiano caratteristiche tali da poter essere realizzati e applicati in strutture consone, con personale attento e preparato, per evitare di far utilizzare dispositivi inadatti.

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(a cura di Massimo Pulin, presidente di Confimi Industria Sanità)

Non è scherzo, purtroppo: il 1° aprile sarebbero dovuti scadere i termini per l’entrata in vigore dei “nuovi” Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Ma la data che segna tradizionalmente una giornata da non prendere sul serio quest’anno si è trasformata in uno scherzo di pessimo gusto per i circa 3 milioni di pazienti-cittadini che necessitano di assistenza protesica. Il 31 marzo, i ministri alla Salute e all’Economia, hanno rimandato al 1° gennaio 2025 l’entrata in vigore delle tariffe dell’assistenza specialistica protesica.

Ausili e prodotti forniti dal sistema sanitario nazionale per un recupero funzionale e relazionale che supporti i pazienti nella quotidianità sociale e lavorativa: questi dispositivi rientrano nel nomenclatore tariffario, uno strumento dei Lea che si traduce in un lungo elenco in cui sono registrate le varie categorie di prodotti erogabili.

Nel documento, però, non sono indicate né le marche dei produttori né i modelli, ma soltanto la funzione e le caratteristiche generali complete di prezzo e indicazioni di manutenzione e riparazione di ciascun dispositivo medico.

Un elenco “essenziale”, in questo caso con la doppia accezione di “fondamentale” e di “scarno”, che invece potrebbe, e dovrebbe, essere esaustivo se venisse aggiornato, come previsto, ogni tre anni.

All'opposto, il documento di assistenza protesica attualmente in vigore è obsoleto: elaborato nel 1999 è stato sommariamente aggiornato nel 2017. La versione, infatti, ha diverse mancanze: prodotti obsolescenti, tariffe inaccessibili, impossibilità di personalizzazione del dispositivo in base alle esigenze del paziente. In più, dall’aggiornamento erano stati stralciati una serie di dispositivi che, per complessità e ridotto numero, non potevano essere messi a gara. Tra tutti: i presidi per le patologie ortopedico-pediatriche.

Negli ultimi due anni, per trovare un equilibrio tra richiesta e offerta, il Ministero della Salute ha coinvolto alcune associazioni imprenditoriali e di pazienti, tra cui Confimi Industria, per revisionare ulteriormente il documento e includerlo nel “decreto Tariffe”.

E finalmente arriviamo ai nuovi elenchi - una revisione, un’altra volta, soltanto parziale - che sarebbero dovuti entrare in vigore dal 1° aprile. Al ritorno dalle vacanze pasquali le persone che ne hanno necessità hanno avuto l’ennesima brutta sorpresa. Ma visto che già a fine marzo si parlava di slittamento, alcune Regioni come Puglia, Marche e Lombardia, hanno già tariffato e quindi agito in deroga. Da qui al prossimo gennaio, per non perdere altro tempo prezioso si potrebbe costituire una commissione ministeriale che regoli la revisione dei tariffari e che metta d’accordo pazienti e produttori.

Così come ha fatto la Confederazione in partnership con la società di consulenza Nomisma: negli ultimi anni abbiamo elaborato un nuovo nomenclatore, concepito da chi opera tutti i giorni sul campo e in collaborazione con i vari specialisti. Nello studio abbiamo analizzato ciascuna opzione che potesse portarci a presentare un progetto completo. Uno scenario esauriente con tutte le criticità attuali e le opportunità.

Partendo dall’intero sistema regionale è stato fatto un parallelismo tra il nomenclatore in vigore e quello proposto, in termini soprattutto di facilità di ottenimento dell’ausilio da parte del paziente.

In più, nell’elenco aggiornato sono stati inseriti i dispositivi precedentemente non inclusi tra i quali tutti quei presidi per le patologie ortopedico-pediatriche.

Escludere i prodotti per bisogni molto complessi perché non possono essere inseriti in una gara pubblica, modalità che consente l’acquisto di un gran numero di prodotti, è una scelta non risolutiva. C’è invece bisogno di un nomenclatore che seguendo le indicazioni di spesa del Ministero della Salute inserisca e comprenda tutti gli ausili più adatti da allestire ad personam.

La commissione potrebbe anche attivarsi perché il nuovo Nomenclatore sia accompagnato da una attenta valutazione sui criteri di accreditamento delle aziende che vorranno fornire dispositivi ad alta valenza, pagati ai cittadini dal Ssn/Ssr. È fondamentale che gli ausili abbiano caratteristiche tali da poter essere realizzati e applicati in strutture consone, con personale attento e preparato, per evitare di far utilizzare dispositivi inadatti.

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Il brutto scherzo ai danni dei pazienti con protesi

3 0
02.04.2024

(a cura di Massimo Pulin, presidente di Confimi Industria Sanità)

Non è scherzo, purtroppo: il 1° aprile sarebbero dovuti scadere i termini per l’entrata in vigore dei “nuovi” Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Ma la data che segna tradizionalmente una giornata da non prendere sul serio quest’anno si è trasformata in uno scherzo di pessimo gusto per i circa 3 milioni di pazienti-cittadini che necessitano di assistenza protesica. Il 31 marzo, i ministri alla Salute e all’Economia, hanno rimandato al 1° gennaio 2025 l’entrata in vigore delle tariffe dell’assistenza specialistica protesica.

Ausili e prodotti forniti dal sistema sanitario nazionale per un recupero funzionale e relazionale che supporti i pazienti nella quotidianità sociale e lavorativa: questi dispositivi rientrano nel nomenclatore tariffario, uno strumento dei Lea che si traduce in un lungo elenco in cui sono registrate le varie categorie di prodotti erogabili.

Nel documento, però, non sono indicate né le marche dei produttori né i modelli, ma soltanto la funzione e le caratteristiche generali complete di prezzo e indicazioni di manutenzione e riparazione di ciascun dispositivo medico.

Un elenco “essenziale”, in questo caso con la doppia accezione di “fondamentale” e di “scarno”, che invece potrebbe, e dovrebbe, essere esaustivo se venisse aggiornato, come previsto, ogni tre anni.

All'opposto, il documento di assistenza protesica attualmente in vigore è obsoleto: elaborato nel 1999 è stato sommariamente aggiornato nel 2017. La versione, infatti, ha diverse mancanze: prodotti obsolescenti, tariffe inaccessibili, impossibilità di personalizzazione del dispositivo in base alle esigenze del paziente. In più, dall’aggiornamento erano stati stralciati una serie di dispositivi che, per complessità e ridotto numero, non potevano essere messi a gara. Tra tutti: i presidi per le patologie ortopedico-pediatriche.

Negli ultimi due anni, per trovare un equilibrio tra richiesta e offerta, il Ministero della Salute ha coinvolto alcune associazioni imprenditoriali e di pazienti, tra cui Confimi Industria, per revisionare ulteriormente il documento e includerlo nel “decreto Tariffe”.

E finalmente arriviamo ai........

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