4 Novembre 1918: Diaz, gli indiani e il dialetto. Quello che non si sa del generale che vinse la Grande Guerra

L'8 novembre del 1917 subentrò a Cadorna come capo di Stato Maggiore. Quei consigli al re per la Marcia su Roma. Il ministero con Mussolini

Foto tratta dall'Illustrazione italiana del 1928

Il 4 novembre 1918 sbaragliò gli austroungarici a Vittorio Veneto ponendo fine alla Grande Guerra sul fronte italiano. Quasi un anno prima, la sera dell’8 novembre 1917, venne chiamato, con regio decreto, a sostituire come capo dell’esercito il generale Luigi Cadorna. Era quello uno dei momenti più difficili per il giovane Stato unitario che rischiava di scomparire dopo la disfatta di Caporetto.

Al momento della nomina Armando Diaz, napoletano, nato a pochi metri da piazza Dante, aveva 11 anni meno di Cadorna e un’esperienza diretta della guerra di trincea del Carso. Conosceva gli uomini, la loro sofferenza e insofferenza. Oggi a distanza di oltre un secolo la figura storica di Diaz è scivolata nel dimenticatoio, bollato dopo la Seconda guerra mondiale come «indesiderato». Su di lui ha pesato la retorica fascista del Ventennio, il titolo di Duca della vittoria e la circostanza di essere stato per due anni, dal 1922 al 1924, ministro di Mussolini. All’Emeroteca Tucci di Napoli abbiamo sfogliato decine di pubblicazioni, quotidiani e periodici dell’epoca, e le sorprese non sono mancate.

Armando Diaz era nato in via Correra a Napoli, alle spalle di piazza Dante nel 1861, e discendeva da una famiglia spagnola che aveva servito a lungo sotto i Borbone. Il nonno era stato un ufficiale di Ferdinando II e il padre un ammiraglio della flotta. Naturale che il giovane rampollo frequentasse la scuola militare della Nunziatella. Ma appena poteva fuggiva al porto dove arrivavano i bastimenti dagli Stati Uniti. Lì cercava riviste e........

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