«Salvateci, ci picchiano», la lettera di cento bambini. Così il sindaco comunista fece chiudere l'orfanotrofio-lager a Baia
Dopo quasi 50 anni intitolato a Maurizio Valenzi il Belvedere del Castello dove c'era la struttura. Nel 1975, con l'assessora Maida, dopo aver letto la missiva sulle violenze decisero di chiudere la struttura
Un gruppo di cento orfani, un castello a picco sul mare, un istitutore cattivo. Lunghe notti insonni nelle camerate a più letti: punizioni corporali, botte, insulti, ore trascorse inginocchiati, pianti e disperazione. Poi la decisione di scrivere una lettera che arriva nelle mani di un sindaco e di una assessora coraggiosi e quindi la salvezza: tutti liberi dalla prigionia nel castello. Se non fosse una storia vera sarebbe una favola di Dickens. Invece è tutto realmente accaduto. Questa è la storia degli orfani «prigionieri» nel Castello aragonese di Baia, in quello che fu lâOrfanatrofio militare convenzionato con il Comune di Napoli, lâente che pagava le rette. Bambini e ragazzi poveri venivano rinchiusi per sottrarli alla strada e lì dentro subivano soprusi e maltrattamenti. Ma questa è anche la storia di un sindaco comunista e coraggioso, Maurizio Valenzi, e di una sua assessora altrettanto coraggiosa, Emma Maida.Â
Il 14 novembre 1975 entrambi leggono quella lettera accorata e sgrammaticata e decidono che no, non si può far finta........
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