Su 12 mila programmi già previsti e da attuare avviate procedure per un quarto degli interventi

I numeri danno ragione al ministro della Coesione e del Pnrr Raffaele Fitto. Li ha snocciolati in Parlamento l’economista Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, e sono impietosi con lo stato di attuazione dei progetti finanziati con i fondi europei del Piano nazionale ripresa e resilienza che riguardano le regioni meridionali.
È incontrovertibile che in Campania vi sia stato un taglio di 1,4 miliardi, in quanto lo certifica una fonte autorevole come la Banca d’Italia di Napoli nel suo report. Ma è altrettanto vero che nella regione, che ha a disposizione 14 miliardi, di cui poco meno di 11 dal Pnrr, il resto coperto con risorse in parte provenienti dal Fondo complementare, in parte dai cofinanziamenti nazionali o territoriali, su oltre 12mila progetti, le procedure a fine novembre siano state avviate per neppure 3 mila di essi, e le aggiudicazioni siano appena 807. E, dalle stime elaborate con dovizia di particolari dall’UpB, emerge con chiarezza estrema che in ritardo siano soprattutto i Comuni meridionali. In quanto, mentre quelli del Nord, su oltre 15 miliardi assegnati, ne hanno aggiudicati quasi 3 miliardi e mezzo, quelli del Sud, su quasi 17 miliardi, quindi una cifra addirittura superiore, ne abbiano aggiudicati uno striminzito miliardo e 800 milioni. Le preoccupazioni del ministro pugliese sono fondate, quindi, in quanto la quota dei progetti conclusi è bassa dappertutto in Italia, e siamo alla fine del 2023, quando mancano appena due anni e mezzo alla chiusura del Pnrr, ma nel Mezzogiorno è addirittura poco più della metà di quella del Nord.

I ritardi più evidenti, denuncia l’economista Cavallari, riguardano la messa a gara e l’assegnazione dei lavori, e si concentrano nel Mezzogiorno. «Emerge in questo caso uno storico punto debole degli appalti dei lavori pubblici in Italia, che nel Sud hanno sempre scontato maggiori difficoltà nella preparazione e nello svolgimento delle gare, soprattutto da parte di stazioni appaltanti di piccole dimensioni», scrive senza peli sulla lingua l’UpB. L’avvio delle gare soffre di ritardi su tutto il territorio nazionale ma con maggiore rilievo nel Mezzogiorno. Peraltro, questi ritardi non dipendono dal fenomeno delle gare deserte, che è marginale, ma dalla criticità dell’elevato numero di piccoli progetti con soggetti attuatori di natura privata o mista dispersi sul territorio, per di più con ridotta esperienza di gestione delle gare. I ribassi sulla base d’asta risultano in media significativi, nell’ordine del 15%, anche se inferiori a quelli medi registrati negli appalti pubblici.

La relazione della presidente dell’organismo nelle aule parlamentari ha offerto finalmente e per la prima volta un quadro serio, concreto e credibile sullo stato di attuazione del Next Generation Eu nel Sistema Italia. Dal quale emergono evidenti discrasie territoriali se si analizzano le percentuali di progetti conclusi: con il 9% al Nord, e neppure il 5% al Sud, viene fuori la purtroppo atavica difficoltà delle amministrazioni meridionali a realizzarli, vuoi per carenze di personale con le indispensabili qualifiche tecniche, che riguarda soprattutto i Comuni, anche quelli delle aree metropolitane più grandi come Napoli, vuoi per la mancanza al Sud di grandi soggetti, che invece non mancano al Centro-Nord. E, infatti, dove operano i 5 più grandi attuatori, corrispondenti agli ex gestori di monopoli pubblici dei servizi a rete, le cose vanno notevolmente meglio.
La sola Rete Ferroviaria Italiana pesa per quasi il 13% per cento dei progetti finanziati, se poi si aggiungono Infratel, Enel, GSE, Trenitalia, Terna e Anas, la quota sale al 17,5%. Ma, purtroppo, i progetti di RFI sono concentrati nel Nord e in Sicilia. La Regione Campania pesa solo per 2,2 miliardi. Tra i primi dieci progetti per importo finanziato ce ne sono due che riguardano segnatamente i territori meridionali: si tratta del lotto prioritario del collegamento ferroviario Battipaglia-Romagnano, parte del progetto di Alta Velocità tra Salerno e Reggio Calabria, per 1,8 miliardi e il collegamento ferroviario Cancello-Frasso- Vitulano, una tratta della linea ad Alta Capacità tra Napoli e Bari per 680 milioni.
Le misure che finora hanno assorbito maggiori risorse, sempre secondo l’UPB, sono quelle relative agli incentivi ai privati, dal rafforzamento dell’Ecobonus e del Sismabonus che conta più di 8,7 miliardi, al credito di imposta per Industria 4.0, che pesa per altri 5,4 miliardi di euro.

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14 dicembre 2023 ( modifica il 14 dicembre 2023 | 07:40)

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Pnrr in Campania, tagliati 1,4 miliardiMa il vero allarme è per il flop progetti

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14.12.2023

Su 12 mila programmi già previsti e da attuare avviate procedure per un quarto degli interventi

I numeri danno ragione al ministro della Coesione e del Pnrr Raffaele Fitto. Li ha snocciolati in Parlamento l’economista Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, e sono impietosi con lo stato di attuazione dei progetti finanziati con i fondi europei del Piano nazionale ripresa e resilienza che riguardano le regioni meridionali.
È incontrovertibile che in Campania vi sia stato un taglio di 1,4 miliardi, in quanto lo certifica una fonte autorevole come la Banca d’Italia di Napoli nel suo report. Ma è altrettanto vero che nella regione, che ha a disposizione 14 miliardi, di cui poco meno di 11 dal Pnrr, il resto coperto con risorse in parte provenienti dal Fondo complementare, in parte dai cofinanziamenti nazionali o territoriali, su oltre 12mila progetti, le procedure a fine novembre siano state avviate per neppure 3 mila di essi, e le aggiudicazioni siano appena 807. E, dalle stime elaborate con dovizia di particolari dall’UpB, emerge con chiarezza estrema che in ritardo siano soprattutto i Comuni meridionali. In quanto, mentre quelli del Nord, su oltre 15 miliardi assegnati, ne hanno aggiudicati quasi 3 miliardi e mezzo,........

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