Il servizio nazionale non è aggiornato e non tutte le Regioni hanno report sull’avanzamento dei progetti. Sul totale delle misure definanziate pari a circa 16 miliardi, 7,6 miliardi riguardano interventi nel Meridione

Manca un dato univoco sullo stato di attuazione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza in tutt’Italia, e segnatamente nel Mezzogiorno. Per una serie di ragioni. Innanzitutto, sono ancora molte le lacune nei dati Regis che il governo pubblica sui progetti finanziati. Non tutte le Regioni hanno propri osservatori, alcune hanno un sito dedicato, ma, come spiega Openpolis, con ampi divari in termini di quantità e qualità dei numeri. Liguria, Valle d’Aosta e Toscana condividono stime sull’avanzamento dei lavori e solo la Toscana sull’andamento della spesa.

Gli economisti Gianfranco Viesti e Carmela Chiapperini ricordano che ridurre le disuguaglianze territoriali è uno dei principali obiettivi del Pnrr e per questo il 40% delle risorse deve essere destinato al Sud. Per il Mezzogiorno la sfida è vitale e passa dalla messa in sicurezza della Quota Sud, un punto su cui insiste l’economista Luca Bianchi, che conferma i timori dei più: la debolezza amministrativa degli enti locali meridionali, ma anche la rimodulazione che rischia di ridurre i fondi destinati al Mezzogiorno. Sul totale delle misure definanziate pari a circa 16 miliardi, Svimez stima che quelle che interessano interventi localizzati nelle regioni meridionali ammontino a 7,6 miliardi, ossia quasi il 48%.

Pur con tutti questi caveat, Economia del Corriere del Mezzogiorno ha provato a fare due conti e il quadro sullo stato delle realizzazioni degli interventi nel Sud finanziati con i fondi del Next Generation Eu non è per nulla confortante. Incrociando diverse fonti, si vede, infatti, che, per i progetti gestiti dai Comuni meridionali si procede col contagocce. Svimez certifica che su circa 15 miliardi assegnati, i bandi già partiti non superino i 4 miliardi e mezzo e le aggiudicazioni non vadano oltre i 3. E siamo a marzo del 2024, tra poco più di due anni, salvo proroghe decise da Bruxelles, il Pnrr arriverà al capolinea. Ciò che colpisce è che nei territori meridionali sia andato a gara solo un terzo dell’importo finanziato, con un indice di velocità di affidamento e, quindi, di apertura dei cantieri, molto più basso rispetto al Centro Nord, come fa notare l’economista Carmelo Petraglia, attento osservatore e studioso di questi flussi. L’Ufficio Parlamentare del Bilancio fornisce un dato interessante, che cioè le risorse destinate al Mezzogiorno ammontano a 86 miliardi ed elenca le misure che finora hanno assorbito maggiori fondi. Si tratta di tutte quelle automatiche, dagli incentivi ai privati per Ecobonus e Sismabonus a Industria 4.0, passando per le linee di collegamento ad alta velocità , il potenziamento dei nodi ferroviari metropolitani e dei collegamenti nazionali di maggiore rilievo, il credito di imposta per ricerca e sviluppo. Ma si tratta di finanziamenti sull’intero territorio italiano, non territorializzabili.

La Cisl quantifica in 18 miliardi le risorse già assegnate al Sud. Il Dipartimento per le Politiche di Coesione che fa capo al ministro competente, Raffaele Fitto, nell’ultima relazione Pnrr, certifica che in tre anni sono stati spesi 45,6 miliardi su 101 ricevuti. Nel 2023 usati solo 21 miliardi contro i 41 previsti. Il tema della spesa delle risorse del Pnrr sicuramente «appresenta una difficoltà , soprattutto nella fase di attuazione – ammonisce Fitto intervenendo in Parlamento - ma stiamo lavorando e nei prossimi mesi si avranno risultati». Il ministro spiega che una delle cause del ritardo nella spesa è «il sistema Regis che monitora l’avanzamento del piano e va implementato, oltre al fatto che molti interventi devono ancora essere caricati sulla piattaforma». Frattanto, le singole regioni meridionali continuano a marciare a velocità diverse. Dalle stime effettuate da numerosi economisti e meridionalisti emerge che 28 miliardi sono stati usati per incentivi fiscali, in particolare per il Superbonus edilizio e Industria 4.0, il piano che incentiva l’innovazione tecnologica delle imprese. E questi, per la verità , sono investimenti nati prima del Pnrr, il cui finanziamento è stato in parte poi inserito nel Piano. Togliendo questa spesa, resterebbero poco più di 15 miliardi rispetto ai circa 45 resocontati da Fitto, con un indice di attuazione, quindi, molto basso. E comunque riguardano tutt’Italia, non solo il Sud.

Qualche dato più interessante lo offrono le singole Regioni meridionali, numeri, però, che, essendo di provenienza da una fonte interessata a dimostrare che è più avanti di altre, vanno presi con il beneficio dell’inventario. Un dossier del servizio bilancio dell’Assemblea siciliana quantifica in 2,3 i miliardi tra fondi Pnrr e risorse del Piano Nazionale Complementare destinati alla Regione nel ruolo di soggetto attuatore. Finora ne sarebbero stati impegnati circa 745 milioni, pari al 39% dei fondi assegnati. In Campania ci sono molti progetti incompleti, con aumenti dei costi, lamenta la locale Corte dei Conti. La Regione ha a disposizione 14 miliardi, di cui poco meno di 11 dal Pnrr, il resto coperto con risorse in parte provenienti dal Fondo Complementare, in parte dai cofinanziamenti nazionali o territoriali. Su oltre 12mila progetti, le procedure avviate ne riguardano appena 3 mila, e le aggiudicazioni non raggiungono mille. Mentre il presidente del Tar regionale, Vincenzo Salamone, riconosce che l’ente di palazzo Santa Lucia risente anche di difficoltà organizzative, non solo proprie ma di tutto l’apparato amministrativo. E si sa che nell’attuazione del Pnrr, le maggiori criticità riguardano i piccoli Comuni perché non sono in grado di portare a termine le procedure con i loro uffici. In Puglia arrivano 11,8 miliardi divisi su 15.256 progetti, come ufficializza la Corte dei conti. Di cui quasi 6 di competenza del ministero delle Infrastrutture, che riguardano principalmente strade e ferrovie, con la quasi totalità di questa cifra destinata alle Ferrovie, che sono tra i soggetti più capaci di spendere in tempi brevi. Ma lo stato d’avanzamento degli interventi sarebbe davvero basso, aggiudicati lavori soltanto per un miliardo. Non vanno meglio le cose in Calabria, dove, su 5 miliardi assegnati, i bandi di gara delle amministrazioni locali ammontavano a 764 milioni, il che vorrebbe dire aumentare da qui al 2026 la capacità di spesa tra il 94% e il 125%. Infine, la Basilicata. Italia-domani riporta 4.740 progetti finanziati con fondi Pnrr, 1.700 gare bandite. Ma dati sull’attuazione non ce ne sono proprio.

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18 marzo 2024

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QOSHE - Caos fondi del Pnrr: mancano i dati regionali, il punto sui progetti nel Mezzogiorno - Emanuele Imperiali
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Caos fondi del Pnrr: mancano i dati regionali, il punto sui progetti nel Mezzogiorno

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18.03.2024

Il servizio nazionale non è aggiornato e non tutte le Regioni hanno report sull’avanzamento dei progetti. Sul totale delle misure definanziate pari a circa 16 miliardi, 7,6 miliardi riguardano interventi nel Meridione

Manca un dato univoco sullo stato di attuazione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza in tutt’Italia, e segnatamente nel Mezzogiorno. Per una serie di ragioni. Innanzitutto, sono ancora molte le lacune nei dati Regis che il governo pubblica sui progetti finanziati. Non tutte le Regioni hanno propri osservatori, alcune hanno un sito dedicato, ma, come spiega Openpolis, con ampi divari in termini di quantità e qualità dei numeri. Liguria, Valle d’Aosta e Toscana condividono stime sull’avanzamento dei lavori e solo la Toscana sull’andamento della spesa.

Gli economisti Gianfranco Viesti e Carmela Chiapperini ricordano che ridurre le disuguaglianze territoriali è uno dei principali obiettivi del Pnrr e per questo il 40% delle risorse deve essere destinato al Sud. Per il Mezzogiorno la sfida è vitale e passa dalla messa in sicurezza della Quota Sud, un punto su cui insiste l’economista Luca Bianchi, che conferma i timori dei più: la debolezza amministrativa degli enti locali meridionali, ma anche la rimodulazione che rischia di ridurre i fondi destinati al Mezzogiorno. Sul totale delle misure definanziate pari a circa 16 miliardi, Svimez stima che quelle che interessano interventi localizzati nelle regioni meridionali ammontino a 7,6 miliardi, ossia quasi il 48%.

Pur con tutti questi caveat, Economia del Corriere del Mezzogiorno ha provato a fare due conti e il quadro sullo stato delle realizzazioni degli interventi nel Sud finanziati con i fondi del Next Generation Eu non è per nulla confortante. Incrociando........

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