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Editoriale Stati Uniti, quale politica per il Medio Oriente

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26.07.2024

Non ci si aspettavano grandi novità dal discorso del premier israeliano Bibi Netanyahu al Congresso statunitense di due giorni fa e in effetti si è sentito molto poco oltre al solito trito impasto di retorica roboante, alla difesa della sua volontà di continuare la guerra a ogni costo – presentata come una battaglia del bene contro il male – e alla sua smaccata preferenza per una vittoria di Trump alle prossime elezioni. Non a caso, l’influente ex speaker del Congresso, Nancy Pelosi, l’ha definito il peggior discorso mai tenuto in quella camera.
Tuttavia, l’irrisolto conflitto in Medio Oriente ci spinge ad allargare lo sguardo e a riflettere sulla possibile futura politica statunitense per quella regione, per noi così cruciale. E non si tratta solo di Bibi o delle violenze di Hamas, ma di re-immaginare una strategia globale da parte della prima superpotenza mondiale. Per quanto erratico, disinformato e, a volte, puerile, il pensiero di Trump è noto. Nella sua visione del mondo da fumetto americano, ci sono i buoni e i cattivi. Gli alleati e i nemici. La deriva massimalista del partito radicale e l’entourage attorno a “The Donald” ci dicono che un suo secondo mandato vedrebbe Washington completamente........

© Avvenire


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