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Diritti umani La mossa della Corte penale verso Israele sfida la credibilità europea

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23.11.2024

La decisione della Corte penale internazionale era attesa, prevista e di fatto quasi inevitabile, alla luce dei massacri di civili compiuti vicendevolmente da Hamas e dalle forze militari israeliane. Così come del tutto prevedibili le reazioni indignate da parte di Tel Aviv e degli Stati Uniti ai mandati di arresto contro il primo ministro Bibi Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant, con la solita accusa alla Corte di essere “antisemita”. Il governo di estrema destra israeliano, del resto, usa questa accusa con troppa facilità contro chiunque dissenta dai metodi brutali usati contro i palestinesi o si indigni per i quasi cinquantamila morti, moltissimi dei quali donne e bambini.

Ma cosa succederà ora, ci si chiede? Risposte troppo frettolose confermano la parola “nulla”: la Corte non ha potere coercitivo e tanti Paesi non ne riconoscono il ruolo. Quindi Bibi e il suo ex ministro possono continuare a dormire tranquilli. Non è così in realtà, perché questo mandato di arresto produrrà delle conseguenze – in un verso o nell’altro – tanto in Israele quanto in Occidente. A livello immediato, il primo ministro israeliano diventa un paria della politica........

© Avvenire


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