Editoriale Ancora su Matilde, sull'amore e sul paradosso della fede
L’amore lo fa. Disarma la rabbia, attenua la solitudine dell’abbandono, dà un senso alla sofferenza. Ed è davvero un miracolo, d’amore appunto, quando un cuore spezzato, così in profondità da non poter guarire, trova le parole per dire la bellezza di continuare a vivere. Nel nome di chi, almeno in apparenza, non c’è più. Chi era a Giaveno, in Piemonte, ai funerali di Matilde Lorenzi, può dire che sì, ha assistito a un miracolo, racchiuso in un’unica, semplice parola, piccola eppure oggi così enorme da pronunciare: grazie. I genitori della giovane atleta morta lunedì scorso hanno detto proprio così: grazie. «Io e papà – ha spiegato mamma Elena rivolta alla figlia – abbiamo avuto la fortuna di essere stati scelti da te». E allora anche chi non ha conosciuto Matilde può immaginarne il sorriso, la gioia nel suo scivolare sulla neve ghiacciata con in faccia il freddo del mattino, la passione per la montagna. Che oggi........
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