Editoriale Scacco cinese all'auto Ue: errori e crisi dell'industria europea
Della globalizzazione non si può prendere soltanto quello che ci fa comodo. L’industria dell’auto europea lo sta sperimentando drammaticamente in questi mesi in cui tutti i maggiori costruttori – Volkswagen, Stellantis, Mercedes e Bmw – sono stati costretti a rivedere al ribasso le previsioni sui risultati del 2024, mostrando una fragilità che fa davvero temere per il futuro dell’intero settore.
Per almeno trent’anni le grandi case automobilistiche europee hanno potuto far leva sulla forza dei marchi storici e un fortissimo vantaggio tecnologico per approfittare di tutte le buone occasioni che si sono presentate con l’apertura dei mercati internazionali. Sono andate a costruire automobili dove costava meno, non soltanto per rifornire i mercati locali (come già facevano da decenni) ma anche per produrre vetture da importare in patria. La separazione tra il marchio e il suo territorio di riferimento – cioè le regioni e le persone che ne avevano fatto la storia – è stata presentata come una scelta moderna, l’idea dell’auto come complesso prodotto industriale espressione di una terra e di una cultura è stata abbandonata senza troppe nostalgie. Si costruiscono le auto dove conviene farle, e se la nuova 500 ha il disegno dell’auto protagonista del “miracolo italiano” ma è invece un........
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