Editoriale Gli Usa stanno bene, gli americani no: quanto peserà l'economia nel voto
Quando un governo rivendica come un proprio successo una sorprendente crescita economica è raro che abbia ragione. Allo stesso modo, quasi sempre sbagliano quelli che nelle fasi di debolezza dell’economia nazionale se la prendono con i ministri di turno. Le forze e i fattori che muovono i cicli di un’economia nazionale in un contesto globale sono troppo potenti perché un singolo governo, nei pochi anni a disposizione, possa incidere davvero sull’immediato. Chi fa le leggi può cambiare qualcosa, ma è come aggiustare la rotta di una nave già in mare da mesi: gli effetti degli errori e delle scelte azzeccate si vedranno più avanti. È così per tutti. Lo è ancora di più per i leader delle democrazie, che al momento delle elezioni si trovano a essere giudicati dai propri cittadini anche per quello che hanno o non hanno fatto sul piano economico. Almeno in teoria, perché più frequentemente l’elettore medio guarda a come sta andando la propria finanza personale. E tende ad attribuire meriti o colpe a chi governa, avendo molto in conto le proprie simpatie e trascurando invece gli altri fattori che possono avere inciso sulla propria storia economica personale.
Di solito, però, quando l’economia va bene, i cittadini........
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