C’è una frase attribuita a Esopo che suona perfetta per queste settimane convulse: Hic Rhodus, hic salta. Qui è Rodi, qui bisogna saltare. Non altrove, non appellandosi a imprese passate, ma qui e ora. È difficile trovare un’espressione più adatta per descrivere la condizione dell’Europa di oggi. Per decenni il continente si è raccontato – e in parte giustamente – come culla della civiltà moderna: la filosofia greca, il diritto romano, il cristianesimo, l’Illuminismo, lo Stato di diritto, la democrazia rappresentativa, il welfare. Un patrimonio immenso, che ha segnato la storia del mondo. Ma il tempo delle rendite simboliche è finito. Oggi l’Europa è chiamata a dimostrare se tutto questo conta ancora, non nei manuali di storia, ma nella capacità di orientare il presente e immaginare il futuro. In discussione c’è l’umanesimo che ha contraddistinto la storia europea. Non come etichetta culturale, ma come forma di vita e come progetto storico che si appoggia su tre pilastri principali: lo Stato di diritto, con la limitazione della violenza; la democrazia, con l’uguaglianza di tutti i cittadini; il welfare state, con la traduzione concreta del principio di solidarietà. In questo modo, l’Europa ha sottratto il potere all’arbitrio, ha........