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Editoriale Salvare vite in mare è la misura minima di umanità che non consente deroghe

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17.09.2024

La nave della ong spagnola Open Arms - Ansa

Il processo Salvini-Open Arms va oltre le polemiche di parte e le reciproche accuse di ingerenza tra politica e magistratura. Pone in realtà una questione etico-politica di grande rilievo, quella della contrapposizione tra difesa dei confini nazionali e obblighi di accoglienza umanitaria.

Qualche premessa è d’obbligo, per collocare il caso nella sua giusta luce. Gli ingressi spontanei di migranti non equivalgono all’immigrazione irregolare. Per due motivi. Anzitutto, gli immigrati irregolari (si stima, ma con poche basi, circa 500.000 in Italia, forse due milioni nell’Ue), entrano in molti modi, ma perlopiù regolari: sono turisti che si trattengono oltre i termini del loro visto, studenti che abbandonano i corsi universitari, parenti in visita che non rientrano in patria, persino pellegrini all’estero. Soprattutto, sono cittadini dei circa 50 Paesi a cui l’Italia non applica l’obbligo del visto, per soggiorni inferiori ai 90 giorni: dall’Albania all’Ucraina (già prima dell’invasione russa),........

© Avvenire


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