I poeti e noi Madre triste e padre «assassino». Ma la ferita è diventata poesia
Umberto Saba a Trieste - Alamy
Essere genitori qualche volta fa paura. I figli cambiano l’esistenza per sempre, insegnano a vivere con uno sguardo diverso, aprono gli orizzonti. Eppure essere genitori spaventa: possiamo fare un bene immenso ai nostri figli, ma anche lasciare segni indelebili, non sempre positivi. Quante volte di fronte ai difetti o ai limiti di qualcuno sentiamo dire: “Per forza è così, guarda la sua famiglia”? L’esperienza della genitorialità è attesa come la più importante, ma riempie di ansia. Si moltiplicano i manuali su come essere bravi genitori, si studia, si è attenti a tutto. Eppure qualcosa sfugge sempre: ti ritrovi a dire quelle parole che avevi giurato a te stesso di non pronunciare mai, ad avere quegli atteggiamenti che nei tuoi genitori hai detestato. E, allo stesso tempo, a trovare in te risorse che mai avresti immaginato di possedere. Capita di vedere nei propri figli, come in controluce, quel nostro insopportabile difetto, oppure quel nostro pregio, quella nostra caratteristica come trasfigurata. A essere genitori si impara per tutta la vita, e forse non si impara mai davvero.
Umberto Poli, noto come Umberto Saba, uno dei più grandi poeti del Novecento, non ebbe certo genitori impeccabili. Quando nacque a Trieste il 9 marzo 1883 da Felicita Rachele Cohen, figlia di commercianti ebrei, suo padre, Ugo Edoardo Poli, aveva già abbandonato la famiglia. L’unione tra i genitori si era rivelata infelice: il padre si era dileguato. Umberto venne cresciuto da una balia slovena, Giuseppina Sabaz, detta Peppa. Molti anni dopo Linuccia, la figlia del poeta, spiegherà che Umberto avrebbe preso il suo pseudonimo Saba proprio dal cognome della balia: la ricordava come una seconda madre, gioiosa e affettuosa. Felicita, la madre naturale di Umberto, sarà invece descritta da lui come una persona appesantita dalla vita.
Proprio Felicita, quando Umberto ha tre anni, allontana da lui Peppa Sabaz: pare infatti che la balia, cattolica, portasse il bimbo in chiesa e gli insegnasse le preghiere cristiane: tutto ciò era inaccettabile per la madre ebrea. Peppa resterà però il simbolo di un’infanzia felice e perduta.
Negli anni dell’infanzia, la........
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