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I poeti e noi La corazza di Ettore che s’incrina mostra la fragilità dell’eroismo

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19.11.2024

L'incontro di Ettore e Andromaca alla porta Scea, dipinto di Ferdinando Castelli, Accademia delle Belle Arti di Brera - -

L’Iliade racconta il nono anno, il penultimo, della guerra di Troia. Da tempo gli Achei cercano di conquistare la città, ma i Troiani resistono. L’Iliade è poema corale, ma due eroi spiccano su tutti gli altri: l’acheo Achille, il guerriero più forte del suo esercito, ed Ettore, figlio del re Priamo, il più valoroso tra i troiani. Spesso l’Iliade narra di battaglie, ma anche di scontri individuali. La guerra non è vista negativamente: è certo dolorosa, ma permette agli eroi di mostrare il loro valore. Fondamentale, nella cultura dell’Iliade, è il concetto di timè. La timè è l’onore, inteso come reputazione pubblica di una persona, da difendere a tutti i costi. La stima che un eroe riceve deve essere riconosciuta da tutti. Non servono gesti di eroismo privato: la società intera deve riconoscere il tuo onore. Onore che va difeso anche a prezzo della vita: chi è disonorato non vale più nulla agli occhi degli altri e incorre nell’aidós, cioè nella vergogna: la morte è, in tal caso, una sorte molto migliore.

Vivere cercando l’altrui approvazione, lottare ogni giorno per confermare il proprio onore e per fuggire la vergogna è estremamente impegnativo, a tratti persino disumano. Mi colpisce molto come il pittore Giorgio De Chirico, nel Novecento, rappresenta spesso questi eroi: come manichini, quasi a dire che la sensibilità umana rischia di perdersi, se si è mossi solo dalla propria reputazione da difendere e dalla paura del giudizio degli altri. È una situazione in cui tutti, prima o poi rischiamo di trovarci. Sono i momenti in cui mettiamo le aspettative degli altri prima dei nostri desideri più autentici, la carriera prima degli affetti, il successo prima del rispetto degli altri, l’autoaffermazione prima della relazione. Sono i momenti in cui ci troviamo trascinati in una corsa appassionante, nella quale schiacciamo l’acceleratore sempre di più, rendendoci conto solo troppo tardi che ci siamo allontanati da noi stessi.

Molti anni fa per lavoro ebbi modo di intervistare un imprenditore di grande successo nel settore dolciario. Mi raccontò........

© Avvenire


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