I poeti e noi Il profilo dell’educatore ideale? Virgilio nella Divina Commedia
Dante e Virgilio in "Inferno", di Tommaso de Vivo (Napoli, 1790 –1884). Olio su tela, 1863. Palazzo Reale di Napoli
Duca, segnore, maestro: sono queste le tre parole con cui Dante definisce Virgilio, sua guida, alla fine del II canto dell’Inferno. Virgilio è duca, cioè colui che conduce; ma è anche signore e maestro: ha autorità su Dante e può insegnargli molto. I critici concordano sul fatto che Virgilio sia il simbolo della ragione, ma la sua figura va molto oltre. Virgilio è un personaggio estremamente autorevole, ma anche di straordinaria umanità. Per questo si può considerare il modello di ogni educatore, un modello estremamente vicino a noi. Cosa può dunque insegnare Virgilio a chi è chiamato a educare?
In primo luogo, un educatore è qualcuno che incarna un ideale, o almeno ci prova. Un educatore non è uno che si accontenta, che si guarda l’ombelico: è uno che è davvero convinto di poter cambiare il mondo a partire dal suo piccolo, cioè dalle ragazze e dai ragazzi con i quali gli è donato di camminare. Uno che tiene alto lo sguardo, si impegna nel particolare senza però dimenticare mai il quadro generale. Un educatore ha una meta, si sente chiamato. Virgilio lo dice subito a Dante nel II canto dell’Inferno:
Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi.
Virgilio è inviato dal cielo per una missione. Missione è una parola bellissima e fortissima che, come tutte le parole potenti, suscita dibattito. Si è più volte discusso, ad esempio, se l’insegnamento sia un lavoro o una missione. C’è chi afferma che sia un lavoro, che parlare di missione sia fuorviante, da un lato perché si carica di una idealità eccessiva quello che ha il diritto di restare un mestiere, dall’altro perché, con la storia della missione, si vorrebbero evitare altre scomode discussioni legate alla qualità della vita e al livello salariale dei docenti. Non entro qui in un dibattito complesso, che meriterebbe ben altro spazio; dico che però sarebbe proprio bello se chiunque, non solo gli insegnanti e gli educatori, vivessero il loro lavoro come una missione: l’operatore ecologico, il dirigente pubblico, il banchiere, l’imprenditore, il muratore, il medico, e chi più ne ha, più ne metta.........
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