Economia narrativa 2. Nella scala sociale di Fontamara miseria e redenzione dei cafoni
«E Michele pazientemente gli spiegò la nostra idea: – In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa. Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe Torlonia. Poi vengono i cani delle guardie del Principe Torlonia. Poi nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cafoni. Ed è finito». (1947, p. 34). Questo è forse il brano più noto di Ignazio Silone, perché è la sintesi del suo spirito e possiede una straordinaria forza lirica ed etica. Quel Dio immaginato un gradino sopra i Torlonia finiva, suo malgrado, per legittimare e sacralizzare quella gerarchia tremenda, ponendo il suo sgabello in cima ad una piramide più alta e sbagliata di quella dei faraoni, senza neanche poter dire: “non nel mio nome”. Il cristianesimo era arrivato da diciannove secoli sulla terra, ma si era fermato a Eboli o ad Avezzano, senza raggiungere le montagne, le campagne, i poveri, i cafoni che non sapevano che il Dio di Gesù non stava seduto sulla stessa scala dei Torlonia. I cafoni non conoscevano il Dio diverso del vangelo, perché troppo velato e nascosto dalle teologie della Controriforma e dal latinorum dei preti. Eppure qualche volta l’hanno incontrato, soprattutto in fondo ai loro dolori, dove, sotto le sembianze della Madonna, degli angeli o dei santi li aveva visitati, toccati e consolati - non solo lo Spirito ma tutta la Trinità è “padre dei poveri”, perché se non lo fosse anche il Dio cristiano sarebbe solo uno dei tanti idoli divoratori dei miseri.
La religione è un grande tema del romanzo. Nel primo capitolo, Michele Zompa racconta un suo sogno a Marietta e “al forestiero”: «Ho visto il papa discutere con [Gesù] Crocifisso. Il Crocifisso diceva: per festeggiare questa pace [i Patti Lateranensi] sarebbe bene distribuire la terra del Fucino ai cafoni che la coltivano ed anche ai poveri cafoni di Fontamara… E il papa rispondeva: - Signore, il principe Torlonia non vorrà mica. E il principe è un buon cristiano. Il Crocifisso diceva: - Per festeggiare questa pace sarebbe bene dispensare i cafoni dal pagare le tasse. E il papa rispondeva: - Signore, il governo non vorrà. E i governanti sono anch’essi buoni cristiani… Allora il papa gli propose: - Signore, andiamo sul posto. Forse sarà possibile fare qualche cosa per i cafoni che non dispiaccia né al principe Torlonia, né al governo, né ai ricchi». Così i due partirono verso la Marsica, e «il papa si sentì afflitto nel più profondo del cuore, prese dalla bisaccia una nuvola di pidocchi e li lanciò sulle case dei poveri dicendo: - Prendete, o figli amatissimi,........
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