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Economia narrativa/1 Con i cafoni di Fontamara la povertà non è colpa né vergogna

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14.10.2024

Ignazio Silone

La letteratura è una straordinaria fonte per gli economisti e per i cultori di economia. Quando gli scrittori hanno dovuto parlare, descrivere e immaginare la vita hanno spesso dovuto incontrare lavoro, ricchezza, povertà, monete e mercati, perché, semplicemente, sono questi i luoghi dove le persone vivono, soffrono, amano, sognano. In questa nuova serie Luigino Bruni continua il viaggio attraverso alcuni classici della letteratura, in cerca di nuove parole per capire e raccontare il nostro tempo, la nostra economia, la società, l’anima. Silone, Carlo Levi, Kafka e altri ancora saranno i compagni di strada di questo originale percorso, pieno di sorprese.



Per ordine del podestà sono proibiti tutti i ragionamenti (Ignazio Silone, Fontamara, p. 89)

Se ci bastasse la realtà non ci sarebbe bisogno della letteratura. Siamo infinito, i romanzi accorciano la distanza tra noi e l’eternità; siamo desiderio, gli scrittori aumentano le cose desiderabili perché i sogni a occhi chiusi sono troppo poco. La gioia si nutre anche dei mondi creati dalla letteratura, la nostra giustizia cresce mentre ci indigniamo leggendo un romanzo, abbiamo imparato la pietas dai genitori e dagli amici ma anche dalle fiabe e dai racconti degli scrittori. Non saremmo stati capaci di immaginare la terra promessa della democrazia, della libertà e dei diritti se non l’avessimo incontrata nei miti e nei romanzi, intravista in una poesia. Abbiamo conosciuto Dio perché la Bibbia ce lo ha insegnato attraverso racconti, e le parole umane hanno custodito un’altra Parola. Tutte le fedi finiranno nel triste giorno in cui smetteremo di scrivere storie, e di raccontarcele.

«Ignazio Silone ha oggi la sua maturità coronata e sovranamente fissata in opere d’arte che sono al medesimo tempo il suo “canto delle creature” e la sua visione apocalittica della nuova spiritualità democratica... Noi pensiamo di far cosa quanto mai tempestiva, dando qui in appendice al nostro settimanale, il primo suo romanzo che diede al mondo internazionale la sensazione acuta della sofferenza del popolo italiano in regime fascista» (7 marzo 1945). Così scriveva Ernesto Buoaniuti introducendo la pubblicazione dei primi capitoli di Fontamara nel primo numero del suo settimanale Il Risveglio. Buoaniuti, il grande e amato professore di storia del cristianesimo a La Sapienza di Roma, tra i dodici accademici che non giurarono al regime fascista, sacerdote scomunicato dalla Chiesa cattolica per le sue tesi moderniste – stiamo ancora aspettando la sua riabilitazione, forse in tempo di Giubileo. Fontamara fu scritto da Ignazio Silone (Secondino Tranquilli) nei primi mesi del 1930 durante il suo esilio svizzero. Fu pubblicato dapprima in tedesco (Zurigo, Oprecth & Helbing, aprile 1933, traduzione di Nettie Sutro), cui seguì una prima edizione in lingua italiana (Zurigo-Parigi,........

© Avvenire


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