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Editoriale Fine vita, il bisogno di chiarezza

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10.08.2024

Dialoghi di vita e di morte, a che punto è la notte? Chissà se abbiamo finito di decifrare la sentenza della Corte costituzionale n. 135 del mese scorso, e capire ciò che ha ribadito sulla inviolabile tutela della vita e quanto ha slargato i pertugi dell’assistenza al suicidio. Ma attenzione: il giudizio della Consulta non è il Codice del fine vita. Esso si innesta in modo “incidentale” in un processo penale dove l’aiuto al suicidio è l’imputazione. Quel delitto rimane delitto, e solo in casi speciali non viene punito. Il Parlamento è invitato a far legge (senza troppa voglia, col solito rischio di supplenze giudiziarie). Ma un conto è il “nuovo” art. 580, un altro conto è la questione di fondo sulla morte volontaria, che alcuni propongono come diritto individuale. Qui irrompono gli orizzonti etici e giuridici.
La vita è per ogni essere umano il dono d’una identità ricevuta. Così unica, così grande per ogni piccolo uomo, nell’immenso universo. Fragile e preziosa, ogni vita accresce la bellezza della storia dell’Essere. Essa prende senso e restituisce senso alle altre vite in essenziale legame relazionale. Ci apparteniamo,........

© Avvenire


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