menu_open Columnists
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close

Non c’è fretta di consumare l’Avvento ma di tenerne desta la mèta

3 3
07.12.2025
Tutto il mondo digitale vive dentro una formula elementare: 0 e 1. Un codice binario che regge l’universo delle macchine, un linguaggio perfetto, privo di esitazioni. Dentro quella polarità tutto è possibile – ma solo lì dentro. Infinite combinazioni, sì, ma chiuse tra due estremi che si escludono appena scelto l’uno o l’altro. “Aut aut”, si direbbe, sempre e comunque. È questa polarità che permette la velocità incredibile. Ridurre il tempo, batterlo è l’obiettivo costante, l’ossessione. L’umano, invece, è quello “spazio tra”. È lo zero virgola: il margine, la soglia, il respiro tra il nulla e l’assoluto. L’uomo non è un bit: è zero virgola infinito. È ciò che non si può codificare, ciò che nasce dal dubbio, dall’attesa, dalla crisi. Ecco allora che l’Avvento torna come profezia. Perché ci ricorda che, prima di essere teologico, quel “già e non ancora” è teleologico, cioè orientamento al futuro della dimensione umana. Per viverla occorre il cammino necessario per raggiungere il “non........

© Avvenire