Esperimento: tu, la penna, un foglio. Da quanto tempo non scrivi una lettera?
Da quanto tempo non scrivi una lettera? Intendo una lettera scritta a mano, con una penna e un foglio bianco. Non una nota veloce o un biglietto, non un messaggio vocale né una mail dettata mentre fai altro. Una lettera. Un oggetto fragile e testardo, che chiede tempo, silenzio, presenza. Una lettera… sì, sostanzialmente come quella che, forse, scrivevi a Gesù Bambino. Ricordi? Ti propongo un esperimento perché tu possa riprendere il meglio di te, più che un esercizio. Tre limiti soltanto. Il primo: stacca il cellulare. Il secondo: puoi usare un unico foglio, fronte e retro. Il terzo: un solo foglio di scorta, nel caso in cui ciò che hai scritto non vada proprio e neppure una brutta cancellatura possa rimediare. Uno solo. Come accadeva per secoli in Occidente, quando la carta era un bene raro e prezioso, quando produrla era un segreto custodito da mastri artigiani e ogni foglio aveva il peso concreto del lavoro umano. Non è un gioco nostalgico. È un atto di realtà.Ora scegli a chi scrivere. Pensaci davvero. Un amico? La persona che ami? Tuo figlio, tua madre, tuo padre? Un parente lontano? Qualcuno a cui pensi spesso ma per cui rimandi sempre la telefonata? Chi rimarrebbe sorpreso nel ricevere una tua lettera? La vecchia maestra, la persona con cui hai rotto la relazione e che ancora ti fa male nominare. L’anonimo della porta accanto. Di nuovo a Gesù Bambino? Scegli. Ma sappi che scegliere uno significa escludere tutti gli altri. Non è una tragedia: è semplicemente la vita. Se non hai scartato l’idea perché “pensare stanca”, allora è già successo qualcosa. Hai messo in moto ricordi, emozioni, pensieri. Hai attraversato una ridda di microconflitti interiori. Forse hai già preso in mano la penna. Forse hai rosicchiato il tappino. Ti accorgi che non hai davanti la solita tastiera. Lì, se sbagli, premi un tasto e........