menu_open
Columnists
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Coscienza civile L'unica strada per il cessate il fuoco? Riconoscersi

12 15
28.09.2024

A volte una piccola storia può servire a tanti. Ci chiesero di metterci in gioco per ottenere il primo “cessate il fuoco” nella guerra in Cecenia, nel 1995. Accettammo, costruendo una catena di relazioni su cui correva solo un’energia povera ma fortissima: la fiducia. Arrivammo al primo “cessate il fuoco” di quella guerra. Fu fissato dalle due parti – la Federazione Russa di Eltsin e la Repubblica della Cecenia di Dudayev – dalla mezzanotte del 29 maggio 1995 alla mezzanotte del primo giugno. Settantotto ore che, se avessero “tenuto” sarebbero state il “segnale di fiducia reciproca” per avviare un primo tavolo di trattativa. Ma, alla quarantottesima ora, un diluvio di missili e bombe fu lanciato da una parte e dall’altra. Il fallimento di quel primo “cessate il fuoco” ci fece uscire di scena e occorsero mesi perché si potesse aprire un negoziato.

Desiderare un “cessate il fuoco”, nelle guerre, in ogni guerra, chiederlo ostinatamente, crearne le molteplici condizioni per ottenerlo è il segno autentico di chi vuole la pace.

Perché? Perché chi lo chiede lo fa a nome della comune umanità, non seguendo le logiche che spostano il “cessate il fuoco” sempre più in là: convenienza militare, strategica e geopolitica. Noi lo chiedemmo semplicemente per le persone che stavano morendo, compresi i soldati. Sì, compresi i soldati!

Torno a quel maggio 1995. C’è un passaggio che può interessare ciascuno di noi. Dopo sei mesi di trattative segrete, veniamo chiamati al Cremlino: erano le ore 14 del sabato 26 maggio.........

© Avvenire


Get it on Google Play