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Editoriale Non spegniamo la speranza dei poveri

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13.11.2024

Se è vero che i soldi non danno la felicità, ancora più certo è che la povertà genera tristezza, preoccupazione, pessimismo. Provoca uno stress che quando la condizione di bisogno si prolunga, fino a cronicizzarsi - finisce per incidere pesantemente sulla psiche delle persone. Secondo alcuni studi scientifici la miseria non solo modifica i comportamenti, ma incide fino a ridurre la “larghezza di banda cognitiva”, condizionando così la capacità di concentrazione e la memoria. La povertà insomma “ammala”. E rende incapaci di pianificare, di proiettarsi nel futuro in una condizione differente, migliore.
Per dirlo con le parole di chi i poveri li incontra e li ascolta tutti i giorni, come gli operatori Caritas che hanno contribuito a redigere quest’ultimo Rapporto su povertà ed esclusione sociale: «Il perdurare nel tempo della condizione di bisogno rende difficile immaginare uno scenario di uscita da questo stato per la persona in povertà a causa dell’erosione di quel capitale progettuale che può essere definito la “capacità di aspirare”». Privi dei beni necessari,........

© Avvenire


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