Idee Prendiamoci cura dell'infanzia come antidoto alla disperazione

In questa nostra epoca tormentata si evoca sempre più spesso un nuovo modello di sviluppo, che faccia tesoro degli errori della globalizzazione. Si levano voci di studiosi che, sulla scia di Papa Francesco ( Laudato si’, Fratelli tutti), argomentano la necessità per l’umanità di fermarsi e di “ripensarsi”. Da dove ripartire, dunque? Le leggi di sopravvivenza che sono scritte nei codici della natura ci dovrebbero, davanti all’abisso della guerra totale, trasmettere un vitale brivido di orrore: che stiamo facendo, noi vogliamo vivere! Lo vogliamo come specie, lo vogliamo come singoli individui. È il momento di scuoterci dall’ipnotico torpore e dare una sterzata alle nostre scelte collettive.

Esiste una provvidenziale pista di decollo da imboccare per ripartire con nuova energia e speranza e si chiama proprio infanzia. Sì, stiamo parlando di quegli angio-letti dentro le nostre case o che vediamo in tv (tanto più sfortunati dei nostri); che ci guardano da sotto in su con i visini innocenti, gli sguardi limpidi e sorridenti, chiedendoci con gli occhi protezione, una coccola, un po’ di pappa. Ma nel dibattito pubblico i bambini sono invece invisibili, uno sguardo distratto a quelli della cronaca nera - secondi di pietà - o a quelli........

© Avvenire