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Ritratti «Il mio sogno di scienziata? Sconfiggere i tumori big-killers»

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17.11.2024

La neo direttrice scientifica di Airc Anna Mondino - Ufficio stampa Airc

Dallo sport ha imparato una sana competitività, dalla sua Torino il rigore, dagli Stati Uniti l’esaltazione del merito, dalla maternità la bellezza di essere donna. Anna Mondino ha uno sguardo luminoso, un sorriso sincero e prende con allegria il suo nuovo ruolo di direttrice scientifica di Fondazione Airc, il colosso della ricerca contro il cancro, il primo polo di finanziamento con i suoi 6mila scienziati (il 62% donne, 49% sotto i 40 anni) sparsi in oltre cento istituzioni, i 4,5 milioni di sostenitori e i 143 milioni di euro messi a disposizione nel 2024 per 695 progetti di ricerca, 93 borse di studio, 15 programmi speciali.

Una responsabilità da far tremare i polsi a molti – valutare con il solo criterio dell’eccellenza e del merito a quali ricercatori affidare il denaro raccolto dagli italiani – ma non a lei. Biologa e immunologa, dopo la laurea e la specializzazione a Torino, ha lavorato per 7 anni a New York e Minneapolis fino a tornare in Italia dove nei laboratori del San Raffaele di Milano ha messo sotto la lente i linfociti T, per attivare una risposta immunitaria contro i tumori. In soldoni: l’idea è modificarli geneticamente in modo da renderli in grado di riconoscere le cellule neoplastiche dei pazienti e indurne il rigetto. L’immunoterapia dei tumori oggi è diventata l’approccio più promettente contro il cancro. Airc (domenica 17 novembre si chiudono i Giorni della ricerca, con la partita della Nazionale contro la Francia al Meazza di Milano a sostegno dell’iniziativa), del resto, è nel destino di Anna Mondino: ne condivide l’anno di nascita (per la cronaca: 1965) e il finanziamento ricevuto dalla Fondazione per le sue ricerche è stato il passaporto per tornare in Italia dopo gli anni americani e avviare un laboratorio che ha accolto oltre 50 ricercatori.

Dottoressa Mondino, lei è la prima di cinque figli, quattro femmine e un maschio, il penultimo. Per caso era anche la prima della classe?

No! Andavo bene a scuola, ma non ero necessariamente la migliore, né mi sono mai sentita la prima della classe. Forse un po' per passione e un po' per emulare un papà molto sportivo, casomai dove ho cercato di eccellere è stato nello sport. Non ci sono riuscita, ma da lì è emersa la mia anima competitiva.

Da piccola cosa voleva fare?........

© Avvenire


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