Parigi Essere donna, un'opinione? E lo sport smaschera la finzione che sa di iniquità
Il match di boxe tra Carini e Khelif (qui nel combo) - ANSA
«Io non voglio gareggiare nelle competizioni femminili per avere un vantaggio ma perché mi identifico come femmina »: parole di Lia Thomas, nuotatrice nata Will che, dopo una deludente carriera nelle competizioni maschili, tra il 2021 e il 2022 arrivò sul podio di quelle femminili. I suoi strepitosi successi dopo il cambio di nome sollevarono ovvie proteste da parte delle avversarie che con il massimo rispetto della felicità individuale di Lia opposero i vantaggi incontrovertibili, fondati sulla biologia, che un fisico maschile ha su quello femminile. In quegli anni Lia divenne «il volto del dibattito sulle donne transgender nello sport», come disse la Cnn.
È da parecchio, dunque, che si discute sulla partecipazione di atleti e atlete transessuali o intersex (questo sembra sia il caso della boxeur algerina Imane Khelif che oggi alle Olimpiadi di Parigi affronterà l’italiana Angela Carini nella categoria dei pesi welter), nelle competizioni sportive (non nella pratica sportiva!). Il dibattito non riguarda il caso del passaggio da donna a uomo, che dà evidentemente meno problemi di equità competitiva e........
© Avvenire
visit website