Il presidente polacco Andrzej Duda incontra il primo ministro Donald Tusk a Varsavia (foto Ansa)

Alla fine il caso dell’ex ministro degli Interni Mariusz Kaminski e del suo ex vice Maciej Wasik, arrestati il 9 gennaio scorso all’interno del palazzo presidenziale a Varsavia, si risolverà come ha suggerito il capo del governo Donald Tusk: il presidente Andrzej Duda concederà nuovamente la grazia ai due condannati, e questi potranno uscire dalla prigione, dove uno di loro sta conducendo uno sciopero della fame ed entrambi dichiarano di essere i primi prigionieri politici del nuovo governo entrato in carica il 12 dicembre scorso.

Duda eserciterà i suoi poteri a malincuore, perché ha sempre sostenuto che la grazia da lui concessa ai due esponenti politici nel 2015, dopo un verdetto di primo grado che li aveva condannati a due anni di reclusione, era validissima, e perché la nuova concessione della grazia potrebbe aprire le porte ad azioni giudiziarie relative alla presunta illegalità del suo atto del 2015.

In Polonia è scontro tra Corte Suprema e presidente

Nel giugno scorso una sezione della Corte Suprema polacca (l’equivalente della Corte di Cassazione italiana) aveva sentenziato che il perdono del 2015 non era valido perché elargito subito dopo la condanna di primo grado e non al termine del percorso processuale, e con ciò aveva aperto le porte alla ripresa del processo contro i due politici del PiS (Giustizia e Diritto), partito al governo fino all’ottobre scorso. L’iter giudiziario si è concluso nel dicembre scorso con la conferma della precedente condanna, motivata con presunti abusi di potere da parte dei due politici (intercettazioni non autorizzate e documenti contraffatti) risalenti al 2007, quando erano responsabili dell’ente polacco incaricato della lotta contro la corruzione (Cba), e l’emissione dell’ordine di arresto.

Duda aveva obiettato che ben tre sentenze della Corte costituzionale gli riconoscevano il diritto di esercitare la facoltà della grazia anche prima dell’esaurimento del processo, ma i suoi rilievi non hanno trovato accoglienza. Così il 9 gennaio gli agenti di pubblica sicurezza hanno atteso che il capo dello Stato lasciasse la sua residenza ufficiale per recarsi ad appuntamenti istituzionali, poi sono entrati nel palazzo nel cuore di Varsavia e hanno effettuato l’arresto dei due parlamentari che la mattina erano stati invitati lì dal presidente.

Le proteste a Varsavia dopo gli arresti di Kaminski e Wasik

Un’altra sezione della Corte di Cassazione polacca (la Camera del lavoro e della sicurezza sociale) ha respinto il ricorso di Kaminski contro la sua espulsione dal Parlamento polacco, decretata (insieme a quella del collega Wasik) da parte del nuovo presidente del Sejm (la Camera dei Deputati polacca) Szymon Hołownia di Polonia 2050, partito che fa parte dell’alleanza politica Terza Via. Ryszard Terlecki, deputato di Giustizia e Diritto ed ex vice presidente del Sejm nelle due precedenti legislature, ha ricordato che in altre occasioni un’altra sezione della Corte di Cassazione, la Camera del Controllo straordinario e degli Affari pubblici, si era espressa in modo opposto sulla decadenza dei deputati colpiti da condanne giudiziarie.

L’arresto di Kaminski e Wasik ha dato il via a una serie di proteste nel cuore di Varsavia da parte dei sostenitori del PiS. In una di queste occasioni l’ex premier Mateusz Morawiecki ha arringato la folla affermando: «Doveva valere lo Stato di diritto, invece abbiamo l’illegalità. Doveva essere Europa, e invece è Bielorussia». Invece il leader del partito, Jarosław Kaczyński, ha rinnovato la tradizionale retorica anti-Bruxelles e antitedesca, dichiarando che Donald Tusk sta attuando un «piano europeo per liquidare la nostra patria come stato», e che «stiamo difendendo la Polonia contro il ritorno dell’imperialismo tedesco e contro la sua miserabile ideologia».

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Per parte sua il presidente Duda ha fatto proiettare sul balcone del palazzo presidenziale un messaggio permanente di sostegno ai due politici arrestati nel quale la parola “solidarietà” ha gli stessi caratteri del logo del sindacato Solidarnosc, che lottò contro la dittatura comunista negli anni Ottanta del XX secolo.

Duda concede la grazia anche a due comici vicini a PiS

Il presidente polacco, che resterà in carica fino al 2025, è quindi tornato alla ribalta esercitando la sua prerogativa della grazia nei confronti di due conduttori/umoristi della tivù di Stato (Tvp) noti sostenitori del PiS, condannati a una sanzione pecuniaria (pari a 2.300 euro a testa) per diffamazione nei confronti di Elżbieta Podleśna, esponente di punta del movimento Lgbt e per il diritto all’aborto. Nel corso del loro tg satirico Magdalena Ogórek e Rafał Ziemkiewicz avevano insinuato che la donna, psicologa professionista, aveva sfruttato le sue abilità professionali per fare il lavaggio del cervello alle persone che poi partecipavano alle proteste Lbgt e a favore dell’aborto.

In precedenza un gruppetto di contestatrici guidate dalla Podleśna aveva condotto una manifestazione all’ingresso della tivù statale contro la trasmissione di Magdalena Ogórek e Rafał Ziemkiewicz. Un tribunale aveva quindi condannato i due conduttori per diffamazione della Podleśna nel dicembre 2022, e il loro appello era stato respinto nel maggio 2023. Invece Elżbieta Podleśna, accusata di offesa al sentimento religioso per aver prodotto immagini della Madonna di Czestochowa con l’aureola di Maria e del bambin Gesù sostituite dai colori dell’arcobaleno delle bandiere Lgbt, era stata assolta da un altro tribunale.

Le offensive di Tusk e la svolta autoritaria in Polonia

Sembra invece non avere successo l’offensiva del premier Tusk contro il governatore della Banca centrale Adam Glapiński, amico personale di Jarosław Kaczyński, accusato dal nuovo capo del governo di aver favorito l’esecutivo uscente nell’esercizio delle sue funzioni. Con tre voti contro due un collegio di giudici della Corte costituzionale ha stabilito che i parlamentari polacchi non hanno il diritto di incriminare presso il Tribunale di Stato il governatore uscente della Banca centrale, rieletto nel 2022 per un secondo e ultimo mandato che scadrà nel 2028. Fin dalla campagna elettorale Tusk aveva annunciato che avrebbe assunto ogni iniziativa per ottenere la defenestrazione di Glapiński.

Ora nel mirino del nuovo governo c’è anche la presidente della Corte costituzionale Julia Przyłębska, il cui voto è stato decisivo per la salvezza di Glapiński. Un’altra battuta di arresto ai programmi di eliminazione dei lealisti del PiS dalle istituzioni che il nuovo governo polacco tripartito ha intrapreso è arrivata da una sentenza della Corte che si occupa del Registro nazionale delle imprese. La sentenza dichiara illegali le decisioni con cui il mese scorso il ministro della Cultura Bartłomiej Sienkiewicz ha rimosso dagli organi radiotelevisivi pubblici tutti i dirigenti che erano stati nominati dal Consiglio nazionale dei media (Nrm), l’organo costituzionalmente responsabile per le nomine istituito dal precedente governo, che se ne era assicurato la maggioranza decisionale.

Non è però certo che la sentenza venga rispettata, in quanto nel frattempo il ministro ha deciso di mettere Tvp e altri media pubblici in liquidazione, stante il veto del presidente Duda sulla voce di bilancio che doveva finanziare la telecomunicazione pubblica, motivato dalla decisione di licenziare tutti i vecchi dirigenti, giudicata illegale dal capo dello Stato.

QOSHE - In Polonia è lotta politica senza esclusione di colpi - Rodolfo Casadei
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In Polonia è lotta politica senza esclusione di colpi

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19.01.2024
Il presidente polacco Andrzej Duda incontra il primo ministro Donald Tusk a Varsavia (foto Ansa)

Alla fine il caso dell’ex ministro degli Interni Mariusz Kaminski e del suo ex vice Maciej Wasik, arrestati il 9 gennaio scorso all’interno del palazzo presidenziale a Varsavia, si risolverà come ha suggerito il capo del governo Donald Tusk: il presidente Andrzej Duda concederà nuovamente la grazia ai due condannati, e questi potranno uscire dalla prigione, dove uno di loro sta conducendo uno sciopero della fame ed entrambi dichiarano di essere i primi prigionieri politici del nuovo governo entrato in carica il 12 dicembre scorso.

Duda eserciterà i suoi poteri a malincuore, perché ha sempre sostenuto che la grazia da lui concessa ai due esponenti politici nel 2015, dopo un verdetto di primo grado che li aveva condannati a due anni di reclusione, era validissima, e perché la nuova concessione della grazia potrebbe aprire le porte ad azioni giudiziarie relative alla presunta illegalità del suo atto del 2015.

In Polonia è scontro tra Corte Suprema e presidente

Nel giugno scorso una sezione della Corte Suprema polacca (l’equivalente della Corte di Cassazione italiana) aveva sentenziato che il perdono del 2015 non era valido perché elargito subito dopo la condanna di primo grado e non al termine del percorso processuale, e con ciò aveva aperto le porte alla ripresa del processo contro i due politici del PiS (Giustizia e Diritto), partito al governo fino all’ottobre scorso. L’iter giudiziario si è concluso nel dicembre scorso con la conferma della precedente condanna, motivata con presunti abusi di potere da parte dei due politici (intercettazioni non autorizzate e documenti contraffatti) risalenti al 2007, quando erano responsabili dell’ente polacco incaricato della lotta contro la corruzione (Cba), e l’emissione dell’ordine di arresto.

Duda aveva obiettato che ben tre sentenze della Corte costituzionale........

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