Sara Kelany, italo-egiziana, è la responsabile del Dipartimento Immigrazione di Fratelli d’Italia. Deputata alla prima legislatura eletta nella circoscrizione Lombardia 2, avvocato e madre di tre figli, viene da Sperlonga (Latina) ed è stata anche responsabile regionale del Dipartimento Enti locali del partito di Giorgia Meloni. I botta e risposta fra governo e opposizione sull’accordo Ue-Egitto – pienamente sostenuto dall’Italia – non si sono ancora esauriti. L’occasione giusta per allargare la visuale sull’insieme delle scelte politiche del governo in materia di flussi migratori.

Che ruolo ha avuto il governo italiano nell’accordo di partenariato strategico globale fra Unione Europea ed Egitto? Quali contenuti ha promosso il governo italiano?

L’Italia ha fortemente caldeggiato il partenariato tra Ue ed Egitto, convinta che occorra creare relazioni stabili e permanenti con i Paesi africani e del bacino Mediterraneo, sia in termini di cooperazione per lo sviluppo, sia in termini di collaborazione sul fenomeno migratorio e per il contrasto al terrorismo. L’accordo si basa su sei pilastri: intensificazione del dialogo politico, stabilità economica, investimenti e commercio, migrazione, sicurezza, investimenti nella formazione del capitale umano. Accanto all’accordo Egitto-Ue, poi, l’Italia in quella stessa sede ha stipulato numerosi bilaterali che hanno ad oggetto temi specifici e che iniziano a declinare e concretizzare il Piano Mattei.

È corretto, come fa qualcuno, mettere in parallelo questo accordo con quelli che la Ue ha concluso con la Tunisia e la Mauritania? Le cifre dell’accordo con l’Egitto (7,4 miliardi di euro in quattro anni) sono molto superiori a quelle degli accordi con Tunisia e Mauritania.

L’accordo con l’Egitto, come detto, è più strutturato e si snoda su molteplici linee d’azione. Questo lo differenzia con gli accordi con Tunisia e Mauritania ed è ciò che comporta anche la diversa entità economica.

Il 2024 ha registrato una flessione degli arrivi di migranti irregolari attraverso la rotta del Mediterraneo centrale. Merito degli accordi conclusi nel settembre 2023 con la Tunisia? La flessione sarà durevole oppure una volta esaurite le risorse versate al governo tunisino (700 milioni di euro) il pericoloso fenomeno riprenderà?

La flessione ormai si registra già dall’ottobre dello scorso anno e si sta stabilizzando. All’inizio della flessione siamo stati molto cauti nell’analisi dei dati, ma oggi, dopo sei mesi in cui il trend resta lo stesso, possiamo dire con serenità che questo è frutto dell’approccio di questo governo, che ha cambiato il paradigma europeo, ponendo la dimensione esterna dell’immigrazione come nodale e che ha portato alla conclusione dell’accordo prima con la Tunisia e ora con l’Egitto. La flessione degli sbarchi va letta in combinato con la flessione delle partenze dalla Tunisia, che segnano un calo dell’80 per cento.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni col presidente dell’Egitto, Abdelfattah al-Sisi, Dubai, 2 dicembre 2023 (ansa)

Dalla Libia continuano ad arrivare cattive notizie: settimana scorsa altre 60 persone sono morte in mare vicino alle coste libiche. Un mese fa il presidente dell’Alto Consiglio libico invocava un intervento europeo per la pacificazione interna del paese e per la difesa dei suoi confini. A che punto sono gli sforzi, italiani ed europei, per sbloccare la situazione?

È noto che la stabilizzazione della Libia si pone come punto nodale per la risoluzione strutturale del problema, ed è chiaro ed evidente che perseguire questo obiettivo è necessario. Gli sforzi del governo Meloni su questo dossier sono molto importanti e sono testimoniati da ultimo dalla visita del ministro Piantedosi a febbraio in Libia. Questo governo è impegnato con la stessa forza e presenza sia politica che diplomatica con tutti i paesi dell’area mediterranea.

Alcuni partiti di opposizione criticano gli accordi dell’Unione Europea e dell’Italia con paesi come Tunisia ed Egitto, sostenendo che è sbagliato concludere patti con dittature che non rispettano i diritti umani (vedi anche il caso Regeni) e che non danno vere garanzie. Cosa ne pensa?

È molto pericolosa la posizione di chi, come il presidente del Pd Schlein, definisce il presidente egiziano un autocrate con cui non si devono instaurare relazioni. Innanzitutto bisogna rammentare che il valore delle relazioni con l’Egitto, paese amico, ha radici antiche, che le imprese italiane hanno grandissimi investimenti nell’area, che l’interscambio commerciale è molto importante. A ciò si aggiunge il fatto che l’Egitto è uno degli attori fondamentali nel processo di stabilizzazione del Medio Oriente ed è presidio di sicurezza e contrasto al terrorismo. Come si può pensare di interrompere le relazioni diplomatiche con questo paese? Noi grazie alle nostre buone relazioni diplomatiche abbiamo portato in Italia Patrick Zaki, e su Regeni non abbiamo smesso di chiedere verità e c’è un processo in corso.

Prima che l’attuale governo entrasse in carica, nel 2022 è stato automaticamente rinnovato il Memorandum con cui Italia e Libia si impegnano ufficialmente in “processi di cooperazione, contrasto all’immigrazione illegale e rafforzamento della sicurezza delle frontiere”. Organizzazioni della società civile criticano quell’accordo perché aiuta le autorità libiche a riportare i migranti in un porto che non può essere considerato sicuro. Cosa ne pensa?

Il memorandum Italia-Libia è stato negoziato dal governo Gentiloni (Pd), ministro dell’interno Minniti (Pd), quindi oggi pare assai singolare che sia proprio il Pd a rinnegare se stesso. Ad ogni modo noi riteniamo che sia necessario proseguire sulla strada degli accordi con i paesi di partenza, perché l’unico modo per fermare le morti in mare è bloccare le partenze. Ciò detto, quell’accordo mancava sia della parte relativa alla costruzione di hot spot sulle coste libiche sotto il controllo europeo e delle istituzioni internazionali, sia di un altro pezzo fondamentale, che questo governo coraggiosamente sta realizzando: il Piano Mattei, cioè accordi di cooperazione per lo sviluppo, una cooperazione non predatoria che garantisca il diritto a non emigrare e a cascata la crescita delle nazioni africane, sotto tutti i profili.

Gli ospiti del convegno organizzato da Fratelli d’Italia in Senato sull’accordo Italia-Albania per la gestione dei flussi migratori. Da sinistra: il costituzionalista Mario Esposito, l’eurodeputato Nicola Procaccini, l’ambasciatore italiano a Tirana Fabrizio Bucci, il ministro Matteo Piantedosi, l’onorevole Sara Kelany, il moderatore e vicedirettore di Libero Fausto Carioti

Il protocollo Italia-Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria del novembre 2023 non è ancora entrato nella fase realizzativa. Che tempi si prevedono per la realizzazione delle infrastrutture in terra albanese e per l’organizzazione dell’apparato che dovrà trattare i casi dei migranti irregolari collocati nel centro di prima accoglienza che si costruirà a Shëngjin?

In realtà i rispettivi governi hanno già effettuato i sopralluoghi e sono impegnati sulla progettazione, quindi verosimilmente procederanno a passi spediti per far sì che per questa estate i centri possano essere operativi. In merito all’organizzazione dell’apparato, questa è stata ampiamente disegnata nella legge di ratifica, dunque sarà la fase più semplice e rapida da mettere a terra.

Anche i soggetti fragili – minorenni e donne in stato di gravidanza – potrebbero passare attraverso il centro albanese, oppure saranno insediati esclusivamente in Italia? La legge approvata non si esprime sulla questione. Esiste un orientamento dal governo?

È un’imprecisione dire che la legge non si esprime sul punto, perché il protocollo d’Intesa, che è stato ratificato col ddl di ratifica, richiama espressamente la normativa italiana sul punto che esclude i soggetti fragili, le donne e i minori. A questo proposito mi faccia ricordare che questo governo, a differenza dei governi di sinistra, ha provveduto a ricomprendere tra i soggetti fragili tutte le donne e non solo le donne in gravidanza, come previsto dalla normativa precedente. Quindi, sinceramente, non accettiamo lezioni da chi non aveva avuto, in ben dieci anni di governo, questa attenzione.

Quali effetti positivi sul fenomeno migratorio si aspetta il governo italiano dalla realizzazione del protocollo con l’Albania?

L’accordo Italia-Albania avrà sia il vantaggio di contribuire ad una migliore gestione logistica degli sbarchi e della prima accoglienza – sgravare di 36.000 arrivi in un anno i punti di approdo come ad esempio Lampedusa non è cosa da poco – sia il vantaggio di candidarsi ad essere un accordo pilota da replicare in altri paesi per la gestione congiunta dei flussi migratori. Già molti stati europei guardano con favore e interesse a questo modello, stiamo facendo scuola.

Secondo le statistiche Ue per il 2022 l’Italia è il paese che ha registrato il maggior numero di naturalizzazioni di residenti extracomunitari all’interno dell’Unione Europea, un primato che già in passato è stato registrato più volte (per esempio negli anni 2015, 2016 e 2017), ma alcuni partiti di opposizione insistono che si dovrebbe fare di più, istituendo lo ius soli. Cosa ne pensa?

La risposta è nella sua domanda: noi non abbiamo un problema di conferimento delle cittadinanze e lo ius soli non è la soluzione all’integrazione, come vorrebbe far credere la sinistra. La cittadinanza deve essere voluta e non calata dall’alto, deve essere consapevole, e presuppone conoscenza e accettazione delle regole e del sistema di valori dello Stato che la conferisce.

QOSHE - Immigrazione. «Su Albania, Tunisia ed Egitto non accettiamo lezioni dalla sinistra» - Rodolfo Casadei
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Immigrazione. «Su Albania, Tunisia ed Egitto non accettiamo lezioni dalla sinistra»

9 1
22.03.2024

Sara Kelany, italo-egiziana, è la responsabile del Dipartimento Immigrazione di Fratelli d’Italia. Deputata alla prima legislatura eletta nella circoscrizione Lombardia 2, avvocato e madre di tre figli, viene da Sperlonga (Latina) ed è stata anche responsabile regionale del Dipartimento Enti locali del partito di Giorgia Meloni. I botta e risposta fra governo e opposizione sull’accordo Ue-Egitto – pienamente sostenuto dall’Italia – non si sono ancora esauriti. L’occasione giusta per allargare la visuale sull’insieme delle scelte politiche del governo in materia di flussi migratori.

Che ruolo ha avuto il governo italiano nell’accordo di partenariato strategico globale fra Unione Europea ed Egitto? Quali contenuti ha promosso il governo italiano?

L’Italia ha fortemente caldeggiato il partenariato tra Ue ed Egitto, convinta che occorra creare relazioni stabili e permanenti con i Paesi africani e del bacino Mediterraneo, sia in termini di cooperazione per lo sviluppo, sia in termini di collaborazione sul fenomeno migratorio e per il contrasto al terrorismo. L’accordo si basa su sei pilastri: intensificazione del dialogo politico, stabilità economica, investimenti e commercio, migrazione, sicurezza, investimenti nella formazione del capitale umano. Accanto all’accordo Egitto-Ue, poi, l’Italia in quella stessa sede ha stipulato numerosi bilaterali che hanno ad oggetto temi specifici e che iniziano a declinare e concretizzare il Piano Mattei.

È corretto, come fa qualcuno, mettere in parallelo questo accordo con quelli che la Ue ha concluso con la Tunisia e la Mauritania? Le cifre dell’accordo con l’Egitto (7,4 miliardi di euro in quattro anni) sono molto superiori a quelle degli accordi con Tunisia e Mauritania.

L’accordo con l’Egitto, come detto, è più strutturato e si snoda su molteplici linee d’azione. Questo lo differenzia con gli accordi con Tunisia e Mauritania ed è ciò che comporta anche la diversa entità economica.

Il 2024 ha registrato una flessione degli arrivi di migranti irregolari attraverso la rotta del Mediterraneo centrale. Merito degli accordi conclusi nel settembre 2023 con la Tunisia? La flessione sarà durevole oppure una volta esaurite le risorse versate al governo tunisino (700 milioni di euro) il pericoloso fenomeno riprenderà?

La flessione ormai si registra già dall’ottobre dello scorso anno e si sta........

© Tempi


Get it on Google Play