Il primo ministro polacco Donald Tusk in parlamento, 12 dicembre 2023 (Ansa) @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

Come aveva promesso durante la campagna elettorale, il governo polacco formato da una coalizione di centro-sinistra e guidato da Donald Tusk non sta facendo prigionieri, eliminando dalle istituzioni tutti i lealisti del precedente esecutivo a guida PiS (destra), ma sta anche incontrando difficoltà e sollevando perplessità fra alcuni suoi sostenitori.

Le vicende relative alle nuove nomine nella tivù pubblica e alla chiusura del canale delle news, al braccio di ferro col governatore della Banca Centrale Adam Glapiński, alla legge sulle energie alternative, alle forniture di armamenti e alla proposta tassa sugli extra profitti della società pubblica Orlen stanno dimostrando che il tripartito formato da Coalizione civica (Ko, in cui sono riunite tre formazioni), Terza Via (che ha due componenti) e Lewica (Sinistra) non avrà vita facile, per lo meno fino a quando sarà presidente Andrzej Duda, eletto coi voti del PiS, il partito che ha governato la Polonia negli ultimi otto anni.

Lo scontro sulla Banca centrale

All’indomani della sua investitura, avvenuta l’11 dicembre scorso, Tusk non ha perso tempo a nominare i nuovi capi dei servizi di sicurezza interni ed esterni e dell’ente per la lotta alla corruzione, mentre ha richiamato il rappresentante polacco presso la Banca Mondiale. Le cose si sono fatte più complicate quando ha messo nel mirino la Banca centrale (Nbp) e la Tvp, la televisione statale. Il primo ministro ha ventilato il progetto di deferire l’attuale governatore della Banca centrale a un tribunale dello Stato con l’accusa di avere agito in passato nell’interesse del partito di governo anziché del paese: Glapiński verrebbe così sospeso dalla sua funzione e Tusk potrebbe far nominare un sostituto di suo gradimento.

La Nbp non ha perso tempo e si è rivolta alla Bce, che ha compiti di sorveglianza su tutte le banche centrali dell’Unione Europea (anche quelle che non aderiscono all’euro) protestando contro il tentativo di condizionamento politico. «Un attacco all’indipendenza della Banca nazionale polacca può costituire un precedente e minare il Sistema europeo delle banche centrali», ha dichiarato la vice presidente della Nbp Marta Kightley. Christine Lagarde ha risposto misurando le parole: «Qualsiasi misura che incida sulla vostra capacità di svolgere le vostre funzioni di governatore della Banca nazionale polacca può, se non è legittima, pregiudicare la vostra indipendenza e, per estensione, quella del consiglio generale della Bce. (…) potreste deferire tale risoluzione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e chiedere la valutazione della sua legittimità».

A questo punto Tusk ha precisato: «Non ho dubbi che non faremo nulla che possa disturbare la stabilità o minare la reputazione dello Stato polacco in Europa». Fondamentalmente, Glapiński è accusato di aver tagliato il tasso d’interesse di 0,75 punti alla vigilia delle elezioni (anziché di 0,25 come da molti previsto) per favorire il governo uscente del PiS.

Radio, tv e agenzie di stampa

Successivamente il ministro della cultura Bartlomiej Sienkiewicz, basandosi su una mozione votata la sera prima dal parlamento, il 20 dicembre ha licenziato i direttori della radio, della tivù e dell’agenzia di stampa statali e ha sospeso la programmazione del canale delle news Tvp Info. Nella bozza della legge di bilancio per il 2024 non compare nessun finanziamento alla voce Tvp, la televisione pubblica polacca. Secondo il quotidiano Rzeczpospolita è imminente il licenziamento di 60 giornalisti accusati di aver violato l’etica professionale.

La reazione dell’opposizione è stata veemente: i deputati del PiS hanno occupato per alcune ore la sede centrale della Tvp, l’ex premier Mateusz Morawiecki ha accusato Sienkiewicz di «azioni illegali» che «mostrano che le autorità che si presumeva avessero a cuore lo Stato di diritto, lo violano a ogni passo», il presidente Duda ha richiamato il nuovo governo al rispetto della legge: «In relazione alle azioni odierne del ministro della Cultura, che hanno portato a cambiamenti nella composizione dei consigli di vigilanza e dei consigli di amministrazione della televisione polacca, della radio e dell’agenzia di stampa polacca, tenendo presente il ruolo costituzionale del Presidente della Repubblica, ai sensi dell’articolo 126 della Costituzione, invito il Primo Ministro e i membri del Consiglio dei ministri a rispettare l’ordinamento giuridico polacco».

Strumenti di propaganda

A norma di legge, infatti, il ministro della Cultura non ha i poteri che Sienkiewicz ha esercitato in questo caso: la responsabilità di nominare e dimettere i responsabili dei media in Polonia è in capo al Consiglio nazionale dei media (Rmn), all’interno del quale i supporter del PiS hanno la maggioranza, e che è stato istituito dal vecchio governo nel 2016 con legge dello Stato in sostituzione del precedente Consiglio nazionale delle telecomunicazioni (Krrit), controllato da una maggioranza pro-Tusk.

In questi anni l’Rmn ha trasformato i media pubblici, e in particolare la tivù, in strumenti della propaganda del partito di governo, non lasciando spazio alcuno ai punti di vista di quella che era l’opposizione, oggetto spesso di attacchi diretti dagli schermi. La sudditanza totale dei media pubblici alla linea del governo di destra è stata talvolta giustificata dal leader del PiS Lech Kaczyński in nome del fatto che la stampa e le tivù private in Polonia sarebbero acquisite quasi tutte all’allora opposizione (oggi al governo): si sarebbe trattato di un’azione di riequilibrio. È a motivo di tutto ciò che Tusk ha risposto in termini baldanzosi e provocatori alla messa in guardia da parte di Duda: «L’azione di oggi mira, in sintonia con le vostre intenzioni, a ripristinare l’ordine giuridico e l’ordinaria decenza nella vita pubblica. Potete contare sulla nostra determinazione e ferrea coerenza in questa materia».

Tenersi la tv com’è

Anche il nuovo governo, come a suo tempo il PiS, avanza giustificazioni per le sue procedure brutali. Coalizione civica e i suoi alleati potevano cambiare gli assetti dei media pubblici agendo nella legalità, cioè votando una legge che sostituisse quella che nel 2016 aveva creato l’Rmn. Il problema è che tale legge avrebbe potuto essere bloccata da Duda: è nel potere del capo dello Stato porre il veto a provvedimenti che in parlamento non hanno raccolto almeno i due terzi dei voti.

Per essere sicura di poter far passare una legge che togliesse il controllo dei media pubblici ai sostenitori del PiS, la nuova maggioranza dovrebbe prima vincere le elezioni presidenziali del 2025. Ciò significherebbe tenersi per altri diciotto mesi almeno la Tvp così com’è. E poiché secondo varie inchieste la tivù pubblica è la fonte unica di informazione per un terzo circa dei polacchi, il centro-sinistra ha preferito il colpo di mano, che potrebbe certamente costargli ricorsi in sede europea.

Tasse, parchi eolici, armi

Su altri fronti il nuovo esecutivo ha dovuto frenare. Dopo l’annuncio della volontà di imporre una tassa sugli extra profitti alla Orlen, la società pubblica dell’energia attraverso la quale il governo uscente aveva acquistato la maggior parte delle testate di stampa regionali, la sua quotazione in borsa è crollata dell’8 per cento, bruciando l’equivalente di 1,4 miliardi di euro.

Anche la legge sulla liberalizzazione dei parchi eolici ha conosciuto un brusco arresto, dovuto alle critiche delle opposizioni e a una pioggia di emendamenti: la bozza originale riduceva la distanza alla quale le pale eoliche potevano essere installate rispetto a parchi naturali e abitazioni, e pare consentisse l’esproprio di terreni privati.

Infine una viva polemica è seguita alle dichiarazioni del nuovo ministro della Difesa Władysław Kosiniak-Kamysz (Terza Via), appoggiato dal leader del suo partito Szymon Hołownia, che ha annunciato che tutti i contratti per l’acquisto di armamenti da parte del vecchio governo verranno sottoposti a revisione, in particolare quello con cui la Polonia ha acquistato dalla Corea del Sud 672 obici semoventi K9, anziché quelli di produzione polacca Krabs. Il ministro della Difesa uscente del PiS, Mariusz Błaszczak, ha criticato duramente Hołownia e Kosiniak-Kamysz per le loro dichiarazioni “populiste”. «Se annullano i contratti che ho concluso con la Corea, indeboliranno la nostra sicurezza e ci esporranno a un pericolo reale, perché la guerra con la Russia non è uno scenario di fantascienza». Błaszczak ha anche affermato che l’invalidazione dell’accordo sudcoreano avrebbe un impatto negativo sull’industria polacca degli armamenti poiché l’accordo presuppone non solo la consegna delle attrezzature, ma anche la produzione di parte di esse in Polonia come parte di una “ampia cooperazione industriale” tra i due paesi.

Aborto e cultura lgbt

Infine sollevano preoccupazione nel mondo cattolico le nomine di alcuni ministri del nuovo governo noti per il loro sostegno ad un’ampia liberalizzazione dell’aborto e alla promozione della cultura Lgbtq+ nelle scuole: ministro dell’educazione sarà infatti Barbara Nowacka, che la pubblicazione pro-governativa Notes from Poland descrive così: «Sotto la Nowacka, una militante di lunga data per i diritti delle donne precedentemente associata alla sinistra, possiamo aspettarci un cambiamento radicale in molti aspetti della politica educativa. Mentre il PiS ha represso l’educazione sessuale e ha cercato di proteggere i bambini da quella che ha chiamato “ideologia Lgbt”, la Nowacka – che è anche un’importante sostenitrice dei diritti Lgbt – invertirà quelle politiche e perseguirà un’agenda progressista».

Ministro per la Famiglia sarà Agnieszka Dziemianowicz-Bąk di Lewica, autrice di una tesi di laurea intitolata “Riproduzione-Resistenza-Empowerment: una critica radicale del pensiero sociale occidentale contemporaneo”. Anche lei intende promuovere i diritti Lgbt. Nel nuovo governo polacco scuola e famiglia sono presidiate da promotori dell’ideologia gender.

QOSHE - Il governo Tusk in Polonia non è meno autoritario del precedente - Rodolfo Casadei
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Il governo Tusk in Polonia non è meno autoritario del precedente

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23.12.2023
Il primo ministro polacco Donald Tusk in parlamento, 12 dicembre 2023 (Ansa) @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

Come aveva promesso durante la campagna elettorale, il governo polacco formato da una coalizione di centro-sinistra e guidato da Donald Tusk non sta facendo prigionieri, eliminando dalle istituzioni tutti i lealisti del precedente esecutivo a guida PiS (destra), ma sta anche incontrando difficoltà e sollevando perplessità fra alcuni suoi sostenitori.

Le vicende relative alle nuove nomine nella tivù pubblica e alla chiusura del canale delle news, al braccio di ferro col governatore della Banca Centrale Adam Glapiński, alla legge sulle energie alternative, alle forniture di armamenti e alla proposta tassa sugli extra profitti della società pubblica Orlen stanno dimostrando che il tripartito formato da Coalizione civica (Ko, in cui sono riunite tre formazioni), Terza Via (che ha due componenti) e Lewica (Sinistra) non avrà vita facile, per lo meno fino a quando sarà presidente Andrzej Duda, eletto coi voti del PiS, il partito che ha governato la Polonia negli ultimi otto anni.

Lo scontro sulla Banca centrale

All’indomani della sua investitura, avvenuta l’11 dicembre scorso, Tusk non ha perso tempo a nominare i nuovi capi dei servizi di sicurezza interni ed esterni e dell’ente per la lotta alla corruzione, mentre ha richiamato il rappresentante polacco presso la Banca Mondiale. Le cose si sono fatte più complicate quando ha messo nel mirino la Banca centrale (Nbp) e la Tvp, la televisione statale. Il primo ministro ha ventilato il progetto di deferire l’attuale governatore della Banca centrale a un tribunale dello Stato con l’accusa di avere agito in passato nell’interesse del partito di governo anziché del paese: Glapiński verrebbe così sospeso dalla sua funzione e Tusk potrebbe far nominare un sostituto di suo gradimento.

La Nbp non ha perso tempo e si è rivolta alla Bce, che ha compiti di sorveglianza su tutte le banche centrali dell’Unione Europea (anche quelle che non aderiscono all’euro) protestando contro il tentativo di condizionamento politico. «Un attacco all’indipendenza della Banca nazionale polacca può costituire un precedente e minare il Sistema europeo delle banche centrali», ha dichiarato la vice presidente della Nbp Marta Kightley. Christine Lagarde ha risposto misurando le parole: «Qualsiasi misura che incida sulla vostra capacità di svolgere le vostre funzioni di governatore della Banca nazionale polacca può, se non è........

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