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Spetterebbe al Bangladesh il non invidiabile primato di essere il primo paese al mondo nel quale le elezioni sono condizionate da disinformazione generata dall’Intelligenza artificiale. Lo afferma un recente articolo apparso sul Financial Times che richiama l’attenzione su alcuni “deepfake” messi in circolazione presumibilmente da soggetti vicini al premier uscente signora Sheikh Hasina, capo del governo ininterrottamente dal 2009 per conto della Bangladesh Awami League che il 7 gennaio prossimo cercherà di ottenere un quinto mandato. Nei mesi scorsi le proteste contro il governo uscente si sono fatte violente, e centinaia di militanti e dirigenti del principale partito di opposizione, il Bangladesh Nationalist Party (Bnp), sono stati arrestati e tuttora si trovano in prigione.

In un video pubblicato su X a settembre dalla testata online filo-governativa BD Politico, si vede uno spezzone di trasmissione nel quale un conduttore di un non meglio identificato canale televisivo “World News” accusa i diplomatici statunitensi di interferire nelle elezioni del Bangladesh e li incolpa per la violenza politica, mentre sullo sfondo sono proiettate immagini di incidenti e scontri per le strade del paese. Il video è stato realizzato utilizzando HeyGen, un Intelligenza artificiale americana con sede a Los Angeles che genera video e che consente ai clienti di creare clip con avatar per soli 24 dollari al mese. Il conduttore in realtà è “Edward”, uno dei numerosi avatar disponibili per gli utenti della piattaforma: lo si può ritrovare nei contenuti promozionali di HeyGen.

Decoding #disinformation campaign schemed to influence global perception on #Bangladesh #polls(PART ONE) https://t.co/NNXSa8ZmUA

In recent days, #BDPolitico has hogged attention quite vigorously from Bangladesh’s opposition camp led by a fugitive @trahmanbnp – the acting chief… pic.twitter.com/sEnGt9L49G

— BD Politico (@bd_politico) December 16, 2023

Lo pseudo Rahman

Altri esempi riguardano video deepfake che danneggiano l’opposizione pubblicati su Meta di Facebook. In uno di essi, attribuito falsamente al leader in esilio del Bnp Tarique Rahman, costui invita il proprio partito a “tacere” su Gaza per non dispiacere agli Stati Uniti. In un paese quasi interamente musulmano dove la popolazione simpatizza ampiamente con la causa palestinese, il messaggio dello pseudo-Rahman danneggia fortemente le chance elettorali del suo partito. Funzionari dello stesso hanno chiesto a Meta di rimuovere questo e altri contenuti ma, secondo quanto affermano, i responsabili americani «la maggior parte delle volte non si preoccupano di rispondere». Il video in questione è stato rimosso da Meta solo quando è intervenuto il Financial Times chiedendo alla società un commento sulle critiche provenienti dal Bnp. In un altro video deepfake, creato utilizzando la piattaforma video di Intelligenza artificiale D-ID con sede a Tel Aviv, all’evidente scopo di screditarlo viene mostrato il leader dell’ala giovanile del Bnp Rashed Iqbal Khan mentre mente sulla sua età.

Secondo il bangladese Rashid Diya, fondatore del Tech Global Institute ed ex dirigente di Meta, una delle sfide principali nell’identificazione di tale disinformazione è la mancanza di strumenti affidabili di rilevamento dell’uso dell’intelligenza artificiale nella realizzazione dei fake, e il fatto che quelli disponibili sono pensati per il mercato di lingua inglese e non per contenuti in lingue differenti. Un altro problema è che le grandi compagnie tecnologiche americane tendono a trascurare i controlli sui loro prodotti di Intelligenza artificiale nei mercati più piccoli, come quelli di alcune nazioni asiatiche.

700 articoli molto sospetti

Nel settembre scorso un’inchiesta dell’Afp (Agence France Press) aveva evidenziato che centinaia di articoli elogiativi delle politiche di Sheikh Hasina apparentemente scritti da esperti indipendenti, apparsi sui media nazionali e internazionali, erano opera di autori dalle credenziali discutibili e dall’esistenza incerta, i cui nomi spesso erano abbinati a foto false.

L’Afp afferma di aver analizzato più di 700 articoli pubblicati in almeno 60 siti di notizie nazionali e internazionali con 35 firme diverse, tutte apparse per la prima volta online l’anno scorso. Molti di questi testi sono fermamente pro-Pechino e ferocemente critici nei confronti di Washington. Alla fine non è stato possibile dimostrare l’esistenza reale dei 35 nomi indagati dall’Afp, tutte le richieste di contatto sono state respinte: non è stata trovata alcuna presenza di costoro online a parte gli articoli esaminati; nessuno di loro ha un profilo visibile sui social media e nessuno ha pubblicato articoli di ricerca su riviste accademiche riviste accademiche.

La situazione del Bangladesh

Gli anni di governo della signora Hasina sono stati caratterizzati da un vero e proprio boom economico e dal quasi dimezzamento dei tassi di povertà: il tasso di crescita del Pil, che nel primo decennio del XXI secolo era inferiore a quello dell’India (6,3 per cento quest’ultima, contro il 5,5 per cento del Bangladesh), ha raggiunto i valori indiani nel secondo decennio (entrambi i paesi hanno segnato una media del 6,6 per cento fra il 2010 e il 2019) e li sta superando nei primi tre anni dell’attuale decennio (fra il 2020 e il 2022 il Pil del Bangladesh è cresciuto a una media del 5,8 per cento, contro il 3,2 per cento dell’India).

In particolare il governo dell’Awami League ha puntato sulle grandi infrastrutture (strade e ponti). L’altra faccia della medaglia consiste nel raddoppio del debito estero del paese fra il 2016 ed oggi e in una forte inflazione (9,92 per cento quella generale, 12,54 per cento quella relativa ai generi alimentari) che ha colpito soprattutto quest’anno il Bangladesh. L’export continua ad essere rappresentato per l’85 per cento dall’abbigliamento (il paese è il secondo esportatore al mondo dopo la Cina), e secondo recenti sondaggi solo il 25 per cento degli intervistati ritiene che il Bangladesh si stia muovendo nella giusta direzione economica.

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Fake news generate dall’intelligenza artificiale. Il caso del voto in Bangladesh

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27.12.2023

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Spetterebbe al Bangladesh il non invidiabile primato di essere il primo paese al mondo nel quale le elezioni sono condizionate da disinformazione generata dall’Intelligenza artificiale. Lo afferma un recente articolo apparso sul Financial Times che richiama l’attenzione su alcuni “deepfake” messi in circolazione presumibilmente da soggetti vicini al premier uscente signora Sheikh Hasina, capo del governo ininterrottamente dal 2009 per conto della Bangladesh Awami League che il 7 gennaio prossimo cercherà di ottenere un quinto mandato. Nei mesi scorsi le proteste contro il governo uscente si sono fatte violente, e centinaia di militanti e dirigenti del principale partito di opposizione, il Bangladesh Nationalist Party (Bnp), sono stati arrestati e tuttora si trovano in prigione.

In un video pubblicato su X a settembre dalla testata online filo-governativa BD Politico, si vede uno spezzone di trasmissione nel quale un conduttore di un non meglio identificato canale televisivo “World News” accusa i diplomatici statunitensi di interferire nelle elezioni del Bangladesh e li incolpa per la violenza politica, mentre sullo sfondo sono proiettate immagini di incidenti e scontri per le strade del paese. Il video è stato realizzato utilizzando HeyGen, un Intelligenza artificiale americana con sede a Los Angeles che genera video e che consente ai clienti di creare clip con avatar per soli 24 dollari al mese. Il conduttore in realtà è “Edward”,........

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