Immagine generata dal programma di intelligenza artificiale Gencraft in base alla seguente indicazione: “Due ragazzi parlano di calcio con un computer al pub”

Forse la più grande rivoluzione dall’invenzione della stampa, o quantomeno di internet; certamente una tecnologia dalle potenzialità enormi; una possibile minaccia per la democrazia e l’ordine sociale se non regolamentata; addirittura, per qualcuno, un «rischio per l’umanità», una invenzione di cui pentirsi (lo dice il suo inventore), uno strumento che cambierà la scuola, il mondo del lavoro, l’informazione, il modo di fare la guerra. Certamente, l’intelligenza artificiale è tutto questo, e molto di più.

Ma proprio ora che siamo ancora agli albori del suo sviluppo, ci sia consentito riderne, l’Ai è anche il rifugio dei cialtroni, l’etichetta finta da attaccare sul vestito dozzinale per spacciarlo di alta moda, il bollino da appiccicare sulle idiozie più assurde per dare loro garanzia di credibilità.

Abbiamo passato almeno un paio di giorni, settimana scorsa, a commentare le «previsioni dell’intelligenza artificiale sui vincitori delle prossime ottanta edizioni della Champions League»: il Milan nel 2030, la Roma nel 2036, l’Inter nel 2034, addirittura la Juventus per due edizioni di fila nel 2047 e 2048 e persino – a dimostrazione che l’Ai è totalmente inaffidabile – il Torino nel 2052. “Lo ha detto l’intelligenza artificiale” è il nuovo “lo hanno detto al telegiornale”, la versione aggiornata di “l’ho letto su internet” e “lo dicono i social”.

Chi va in finale di Coppa Italia? Chi dopo Giorgia Meloni?

Quale intelligenza artificiale, poi? Non si sa, ma tanto basta per scriverne su tutti i principali siti di informazione (poi si offendono se qualcuno parla di clickbait). Il fatto è che, come noto, l’intelligenza artificiale è un prodotto inventato e addestrato dall’uomo, se le si chiedono previsioni sul calcio a lungo termine darà risposte a caso (o quasi). Se le si chiedono previsioni per una partita specifica risponderà come un calciatore durante una conferenza stampa, con molte frasi fatte e tanta paraculaggine: abbiamo chiesto a ChatGpt chi andrà in finale di Coppa Italia tra Lazio e Juventus:

«Senza una sfera di cristallo, è impossibile dire con certezza quale squadra raggiungerà la finale di Coppa Italia tra la Lazio e la Juventus. Entrambe le squadre hanno un solido palmares e possono contare su giocatori di alto livello. La Juventus è storicamente una squadra molto competitiva e ha dimostrato la sua forza in diverse competizioni nazionali e internazionali. Tuttavia, la Lazio ha dimostrato di essere una squadra tosta, capace di sfidare anche le avversità più grandi. È possibile che il risultato dipenda da variabili come la forma fisica dei giocatori, le scelte tattiche dei allenatori e anche un pizzico di fortuna. Bisognerà attendere lo svolgimento della partita per scoprire chi avrà la meglio e si guadagnerà un posto nella finale di Coppa Italia».

Ah beh. Tempi ha anche chiesto a ChatGpt chi saranno i prossimi cinque presidenti del Consiglio dopo Giorgia Meloni, e dopo avere messo le mani avanti sulla fallibilità delle sue previsioni, l’Ai generativa di OpenAi è diventata democristiana e ha risposto: Salvini, Letta, Tajani, Di Maio, Franceschini.

Intelligenza artificiale, basta la parola

Eppure, come per il confetto Falqui, basta la parola, o meglio le due parole, per rendere improvvisamente innovativa, geniale, “à la Black Mirror” qualsiasi cosa. Vi ricordate il lancio, qualche anno fa, dei supermercati Just Walk Out di Amazon? Si tratta di store fisici senza personale in cui le persone iscritte ad Amazon potevano entrare, fare la spesa prendendo la merce dagli scaffali e uscire senza passare dalla cassa: un futuristico sistema di intelligenza artificiale collegato a numerose telecamere presenti nel negozio avrebbe riconosciuto i prodotti messi nel carrello e addebitato sul conto dei clienti il denaro dovuto. La scorsa settimana il sito The Information ha visto confermato un sospetto che aveva avanzato già parecchi mesi fa: dietro alle futuristiche telecamere di Amazon Just Walk Out non c’era solo l’intelligenza artificiale, ma circa mille lavoratori indiani che da remoto controllavano davvero che cosa veniva acquistato dai clienti.

La persona più interessante nella stanza

Così, mentre l’Europa cerca di regolamentarne l’uso, l’Italia pensa di introdurre dei bollini da mettere su immagini e testi generati dall’Ai per distinguerli da quelli prodotti dalle persone, fioriscono corsi a pagamento sull’Ai “inclusiva”, Google fa i conti con il suo software di intelligenza artificiale politicamente correttissimo che disegna papi donne e George Washington neri, decine di milioni di studenti si fanno fare i compiti dagli assistenti virtuali e Sinner viene eliminato dal master 1000 di Monte Carlo per un errore umano là dove l’Ai avrebbe risolto il problema in favore del tennista italiano, ci apprestiamo ad attraversare un periodo in cui basterà dire che lo ha detto/fatto/previsto l’intelligenza artificiale per essere improvvisamente le persone più interessanti nella stanza. Speriamo duri poco.

QOSHE - Se «lo ha detto l’intelligenza artificiale», allora vale tutto - Piero Vietti
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Se «lo ha detto l’intelligenza artificiale», allora vale tutto

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21.04.2024
Immagine generata dal programma di intelligenza artificiale Gencraft in base alla seguente indicazione: “Due ragazzi parlano di calcio con un computer al pub”

Forse la più grande rivoluzione dall’invenzione della stampa, o quantomeno di internet; certamente una tecnologia dalle potenzialità enormi; una possibile minaccia per la democrazia e l’ordine sociale se non regolamentata; addirittura, per qualcuno, un «rischio per l’umanità», una invenzione di cui pentirsi (lo dice il suo inventore), uno strumento che cambierà la scuola, il mondo del lavoro, l’informazione, il modo di fare la guerra. Certamente, l’intelligenza artificiale è tutto questo, e molto di più.

Ma proprio ora che siamo ancora agli albori del suo sviluppo, ci sia consentito riderne, l’Ai è anche il rifugio dei cialtroni, l’etichetta finta da attaccare sul vestito dozzinale per spacciarlo di alta moda, il bollino da appiccicare sulle idiozie più assurde per dare loro garanzia di credibilità.

Abbiamo passato almeno un paio di giorni, settimana scorsa, a commentare le «previsioni dell’intelligenza artificiale sui vincitori delle prossime ottanta edizioni della Champions League»: il Milan nel 2030, la Roma nel 2036, l’Inter nel 2034, addirittura la Juventus per due edizioni di fila nel 2047 e........

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