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In Inghilterra ne ha parlato il Telegraph, e in Italia la notizia per adesso è stata ripresa soltanto dal Feministpost. Eppure il tentativo è lodevole e degno di nota. Oltre cento accademici delle migliori università britanniche si sono uniti dando vita al “London Universities Council for Academic Freedom” con l’obiettivo di fare fronte comune contro la cancel culture e la censura delle opinioni “sgradite”. Basterà un ente dedicato alla libertà accademica per fermare l’avanzata del pensiero woke che tanti danni ha già fatto nelle università dell’Occidente?

Libertà accademica e cancel culture

Di sicuro c’è che l’iniziativa parte da professori importanti di istituzioni accademiche prestigiose come l’University College London (UCL), il King’s College London, l’Imperial College London e la London School of Economics (LSE). Sul sito dell’associazione si spiega che il Consiglio per la libertà accademica delle università di Londra è «un’organizzazione apartitica e guidata dal mondo accademico impegnata a sostenere la libertà accademica». La sua mission è «facilitare e incoraggiare la collaborazione tra accademici all’interno delle università di Londra con l’obiettivo di sviluppare, condividere e sostenere le buone pratiche e fornire aiuto reciproco e solidarietà, per sostenere la libertà accademica all’interno delle nostre istituzioni e oltre».

Non per un vezzo reazionario, ma perché, dicono, «il principio della libertà accademica salvaguarda il perseguimento della conoscenza e della verità, che è centrale nella missione dell’istruzione superiore. La libertà di condividere, discutere e sfidare le idee è essenziale sia per l’istruzione che per la ricerca. Gli studenti meritano un ambiente educativo aperto e tollerante in cui possano sviluppare capacità di impegno critico. La libertà accademica è alla base della capacità degli studiosi di trasmettere la conoscenza come bene pubblico in una democrazia». Che la libertà accademica, soprattutto nel mondo anglosassone, sia in pericolo, ostaggio del progressismo politicamente corretto che negli anni ha abbassato sempre di più l’asticella di ciò che si può dire riguardo a temi come la razza, il genere e la politica, e nelle ultime settimane la guerra tra Israele e i terroristi di Hamas.

Sì alla discussione aperta e alle idee controverse

A inizio anno, negli Stati Uniti, è già stato fondato l’Harvard Council on Academic Freedom, a cui quello londinese si ispira. «Crediamo che le università debbano sostenere il pluralismo e promuovere un impegno ponderato con una vasta gamma di punti di vista», scrivono i londinesi nel loro manifesto. «Le università non dovrebbero adottare posizioni istituzionali su questioni controverse». E ancora: «Incoraggiamo una discussione aperta, onesta, coraggiosa e ragionata di idee controverse, dentro e fuori la classe, in uno spirito di rispetto per le persone anche quando non necessariamente si rispettano le loro convinzioni. Ci opponiamo alle molestie e alle discriminazioni contro il personale universitario e gli studenti, anche sulla base delle loro convinzioni e della legittima espressione delle loro opinioni. Sosteniamo il diritto di protestare e criticare, ma ci opponiamo ai tentativi di ostacolare la libertà degli altri di esprimere le proprie opinioni legittime».

Il Telegraph riporta le parole John Armstrong, co-fondatore del gruppo londinese e professore di Matematica finanziaria al King’s College: «Non è solo una questione di destra o sinistra; accademici di qualsiasi orientamento politico devono sentirsi liberi di esplorare idee controverse senza temere ripercussioni sulla propria carriera»
La professoressa Alice Sullivan, altra co-fondatrice esperta di sociologia presso l’UCL, ha ribadito l’importanza di questa iniziativa, affermando che gli accademici devono essere i primi a difendere la libertà di espressione. E dato che farlo da soli è sempre più complicato, e i casi di autocensura sono sempre più frequenti, meglio essere in buona compagnia.

Serve un argine alla cancel culture

Lunedì prossimo, 20 novembre, il gruppo verrà ufficialmente presentato al pubblico presso la London School of Economics. Tra gli altri parlerà anche prender Akua Reindorf KC, avvocato che si è battuto contro l’influenza dell’associazione Lgbtq+ Stonewall nelle scuole superiori. Controversie sulla libertà di parola sono ormai all’ordine del giorno negli atenei di Stati Uniti e Gran Bretagna.

Il Feministpost, riprendendo il Telegraph, ne ricorda alcuni: «il caso degli accademici del King’s College London di sinistra che si sono rifiutati di condannare Hamas; dell’università che ha escluso il personale bianco dalle lezioni di tai chi; del professor John Armstrong che ha lottato contro i piani per “decolonizzare” la matematica», dell’Imperial College di Londra che ha incoraggiato gli studenti ad affrontare “conversazioni difficili” sull’argomento del “privilegio bianco” nella formazione sulla diversità».

Non solo. Alla London School of Economics “Quaresima” e “Pasqua” sono stati sostituiti con termini non religiosi, e nel 2021 l’ambasciatrice israeliana Tzipi Hotovely è stata costretta a fuggire dal campus a causa di proteste di studenti filo-palestinesi che hanno impedito il suo intervento. Ben venga, in una situazione del genere, un tentativo come quello del “London Universities Council for Academic Freedom”.

QOSHE - Accademici britannici contro la cancel culture. Un tentativo da seguire - Piero Vietti
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Accademici britannici contro la cancel culture. Un tentativo da seguire

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18.11.2023
Alice Sullivan, John Armstrong e Lucinda Platt, fondatori del “London Universities Council for Academic Freedom” @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

In Inghilterra ne ha parlato il Telegraph, e in Italia la notizia per adesso è stata ripresa soltanto dal Feministpost. Eppure il tentativo è lodevole e degno di nota. Oltre cento accademici delle migliori università britanniche si sono uniti dando vita al “London Universities Council for Academic Freedom” con l’obiettivo di fare fronte comune contro la cancel culture e la censura delle opinioni “sgradite”. Basterà un ente dedicato alla libertà accademica per fermare l’avanzata del pensiero woke che tanti danni ha già fatto nelle università dell’Occidente?

Libertà accademica e cancel culture

Di sicuro c’è che l’iniziativa parte da professori importanti di istituzioni accademiche prestigiose come l’University College London (UCL), il King’s College London, l’Imperial College London e la London School of Economics (LSE). Sul sito dell’associazione si spiega che il Consiglio per la libertà accademica delle università di Londra è «un’organizzazione apartitica e guidata dal mondo accademico impegnata a sostenere la libertà accademica». La sua mission è «facilitare e incoraggiare la collaborazione tra accademici........

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