L’Ucraina ha ritirato dal fronte i carri armati Abrams (Ansa)

Gli Stati Uniti hanno confermato che da inizio mese gli ambiti missili a lungo raggio Atacms sono a disposizione dell’esercito ucraino. Secondo il New York Times, oltre 100 missili sono stati forniti da Washington a Kiev, che li ha già utilizzati per condurre attacchi efficaci nell’est del paese. Ma pensare che possano «cambiare il fronte», come scrive ad esempio il Corriere, è probabilmente un’illusione.

Una singola arma non stravolge la guerra

Se c’è una cosa che oltre due anni di guerra sanguinosa e feroce hanno insegnato, è che una singola arma non è in grado di stravolgere le sorti del conflitto. Le tattiche militari sul campo cambiano rapidamente e in continuazione. Dopo le prime fallimentari avanzate, condotte utilizzando logiche da seconda guerra mondiale, i russi hanno imparato ad adattare velocemente la propria dottrina militare alle nuove forniture rese disponibili dai paesi Nato all’Ucraina.

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Gli Atacms daranno sicuramente agli ucraini la possibilità di colpire più in profondità basi, strutture di stoccaggio e hub logistici russi. Ma non possono colmare il divario esistente tra i due eserciti, sia in termini di forniture meno sofisticate ma fondamentali, come i pezzi di artiglieria, sia in termini di soldati da schierare al fronte.

Il fallimento degli Abrams in Ucraina

Per capire perché una singola arma, per quanto potente, non potrà cambiare la situazione al fronte, basta osservare quanto accaduto con gli Abrams.

Il governo di Volodymyr Zelensky fece pressioni per mesi sui paesi occidentali per ottenere tank ultramoderni da schierare al fronte. Dopo un’iniziale riluttanza, nel gennaio 2023 gli Stati Uniti accettarono di inviare a Kiev 31 Abrams, che costano 10 milioni di dollari a esemplare. Pochi mesi dopo, a settembre, i carri armati arrivarono a destinazione e neanche un anno dopo sono già spariti.

I carri armati vulnerabili ai droni russi

Se cinque Abrams sono stati distrutti in battaglia in poche ore nella fallimentare controffensiva dell’anno scorso, i restanti 26 sono stati riposti con tutte le cautele del caso dall’Ucraina in magazzino.

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La ragione è semplice. La Russia ha rapidamente sviluppato una rete di droni in grado di sorvegliare costantemente il terreno di battaglia. Una volta individuati gli obiettivi da colpire, l’esercito russo è in grado di sguinzagliare altri droni a pilotaggio remoto per inseguire e distruggere gli Abrams e altri tank ultramoderni in pochi minuti.

L’Ucraina ripone i tank in magazzino

Come dichiarato all’Associated Press da un funzionario americano della Difesa, «non esiste un territorio aperto dove utilizzare i carri armati senza timore che vengano individuati» e distrutti.

Per questo è probabile che l’America, per non gettare alle ortiche una piccola fortuna, abbia chiesto a Kiev di ritirare gli Abrams dal fronte. Potranno ancora essere utilizzati in futuro, ma solo se si troverà il modo di non “sprecarli” per niente.

La Corea del Sud testa gli Atacms americani nel 2022 (Ansa)

«La Russia produce più armi del necessario»

Inutile ricordare i titoli di giornale all’indomani della decisione americana di inviare i tank all’Ucraina. Si parlava di “game changer”, di vittoria alle porte per Kiev. Non è andata così: la controffensiva è fallita, sono cadute Bakhmut e Avdiivka e ora la Russia punta la città di Chasiv Yar, devastando le postazioni nemiche non con costosissimi missili, ma con droni e bombe plananti.

Se gli Atacms renderanno la difesa ucraina più efficace, non potranno garantire a Kiev la vittoria, che al momento ha più bisogno dei 61 miliardi di dollari in armamenti da poco approvati dal Congresso americano. Ma anche questi non basteranno a stravolgere la situazione al fronte, dal momento che la Russia «sta già producendo più armi di quelle che gli servono per combattere in Ucraina», come dichiarato dal ministro tedesco della Difesa Boris Pistorius.

All’Ucraina serve un’iniziativa di pace

Più che nuove armi, all’Ucraina servirebbe una vera trattativa di pace che aiuti a spegnere il conflitto, come da anni ripete papa Francesco. Ma al momento non si vedono iniziative di questo tipo.

Anche la conferenza di pace che si terrà in Svizzera a giugno, infatti, sembra paradossalmente costruita apposta per prolungare la guerra. L’intenzione di Kiev è quella di far accettare ai paesi convenuti il piano di pace in dieci punti che prevede, in sintesi, la vittoria totale dell’Ucraina e il ritiro della Russia.

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Sarebbe la soluzione ideale e quella più giusta. Ma non è quella più realistica in un momento in cui Kiev, a corto di soldati, è in enorme difficoltà e sta trattando con tutti i paesi occidentali per revocare il diritto di asilo ai profughi ucraini in età militare. Per la Bbc, sono circa 650 mila gli uomini che potrebbero servire nell’esercito e che sono fuggiti dal paese. Ora l’Ucraina li rivuole indietro per consolidare il fronte, anche a costo di violare i loro diritti.

La Polonia di Donald Tusk è per ora l’unico paese ad avere manifestato l’intenzione di cacciare i profughi per obbligarli a combattere. Prenderebbe così due piccioni con una fava: si alleggerirebbe del costo di ospitare gli sfollati e scongiurerebbe il rischio di dover intervenire militarmente per aiutare Kiev a non capitolare.

@LeoneGrotti

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Né missili né tank risolveranno la guerra in Ucraina

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29.04.2024
L’Ucraina ha ritirato dal fronte i carri armati Abrams (Ansa)

Gli Stati Uniti hanno confermato che da inizio mese gli ambiti missili a lungo raggio Atacms sono a disposizione dell’esercito ucraino. Secondo il New York Times, oltre 100 missili sono stati forniti da Washington a Kiev, che li ha già utilizzati per condurre attacchi efficaci nell’est del paese. Ma pensare che possano «cambiare il fronte», come scrive ad esempio il Corriere, è probabilmente un’illusione.

Una singola arma non stravolge la guerra

Se c’è una cosa che oltre due anni di guerra sanguinosa e feroce hanno insegnato, è che una singola arma non è in grado di stravolgere le sorti del conflitto. Le tattiche militari sul campo cambiano rapidamente e in continuazione. Dopo le prime fallimentari avanzate, condotte utilizzando logiche da seconda guerra mondiale, i russi hanno imparato ad adattare velocemente la propria dottrina militare alle nuove forniture rese disponibili dai paesi Nato all’Ucraina.

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Gli Atacms daranno sicuramente agli ucraini la possibilità di colpire più in profondità basi, strutture di stoccaggio e hub logistici russi. Ma non possono colmare il divario esistente tra i due eserciti, sia in termini di forniture meno sofisticate ma fondamentali, come i pezzi di artiglieria, sia in termini di soldati da schierare al fronte.

Il fallimento degli Abrams in Ucraina

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