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La mentalità comune nel mondo culturale da qualche decennio va sotto il nome di naturalismo. Naturalismo significa che si crede in un universo causalmente chiuso. Tradotto in altri termini, che non si può pensare che ci sia Dio. Ma si badi bene, non si può neanche pensare al nulla, o alla libertà assoluta, o al male radicale. Siamo qui noi, finiti in un universo finito. Occorre essere realisti, ma nel senso più ristretto e costretto del termine. Di questo si parla nel mondo culturale degli ultimi decenni e non più del nichilismo che aveva avuto i suoi ultimi momenti di gloria negli anni Novanta del secolo scorso.

La tesi di Sapolsky: non esiste il libero arbitrio

Ora, il neurobiologo Robert Sapolsky, che insegna alla Stanford University, porta il naturalismo alle sue estreme conseguenze. A differenza del banale materialismo di fine Ottocento, il naturalismo ammette molte varianti, anche quelle che accettano l’emergere di una coscienza, di idee normative come il bene e il male, di decisioni libere. Tutto ciò – dice questo tipo di naturalismo – nasce dalla materia, ma poi ha vita autonoma. Invece, Sapolsky ne propone la versione radicale: idee, decisioni e giudizi non sono solo causate da questo sostrato materiale, ma sono del tutto determinate da esso in ogni sviluppo. Per farla breve, nel suo recente libro Determined (determinati), trae la conclusione radicale: non siamo liberi.

L’argomentazione è lineare: le idee non sono altro che processi neuronali, fisicamente esplicabili e i giudizi sono determinati dai nostri antecedenti, come hanno dimostrato questi due secoli di psicanalisi e storia economica. Perché dovremmo in qualche modo essere liberi? Perché dovrebbe rimanere uno spazio di libero arbitrio? Anche le decisioni alla fine sono una somma di pre-determinazioni, non diverse da quelle dei babbuini, che Sapolsky ha studiato a lungo in Africa. Cosa ci perdiamo a non essere liberi? Niente. Anzi, sovvertendo Dostoevskij e il suo “senza Dio, tutto è permesso”, secondo lo studioso americano finalmente diventeremmo più compassionevoli, tra esseri irrimediabilmente finiti, senza bisogno di entità superiori con infantili premi e punizioni. Non siamo più bambini, sembra voler dire il nostro autore.

Determinati da una storia che ha radici indeterminate

Ci sono diversi problemi in questa versione estrema del naturalismo determinista. Il primo è un errore logico che riguarda proprio le conseguenze morali. L’errore consiste in una banale inversione. Noi possiamo essere compassionevoli ora, persino senza pensare a Dio, perché abbiamo imparato il valore e l’inviolabilità di ogni essere umano dalle religioni, e in particolare da Ebraismo e Cristianesimo con la loro idea di libertà ontologica.

È soprattutto il Cristianesimo che ha spiegato che ogni essere umano ha qualcosa di divino, che nessuno può toccare, neanche se si tratta di persone piccole o fragili o di genere diverso da quello maschile allora dominante. Sapolsky curiosamente non si rende conto di quanto siamo “determinati” da questa nostra storia, che però si rifà a radici indeterminate. Non dovremmo vedere da dove nasce allora l’idea di compassione? Si può prendere questo effetto senza le sue cause?

Pensiamo perché i neuroni si attivano o viceversa?

Un secondo errore logico, più affascinante, riguarda la dimensione della conoscenza scientifica. Ancora una volta in modo curioso, il naturalismo di Sapolsky si basa sulla “credenza” che tutto sia determinato e finito. Questa credenza è motivata dal fatto che, quando pensiamo, certe aree del cervello si attivano. Ma pensiamo perché i neuroni sparano o i neuroni sparano perché pensiamo? I due fenomeni sono profondamente unitari, ma è lo spirito che muove la materia o viceversa? In realtà, nessuno sa rispondere a questa domanda. E dire che siccome due fenomeni capitano contemporaneamente allora necessariamente uno è la causa dell’altro è un pregiudizio.

C’è sempre un elemento casuale. Dio sta sempre creando

Infine, anche sui dati scientifici stessi ci sono ipotesi alternative e interessanti che Sapolsky non prende nemmeno in considerazione. Per fare un esempio, il grande matematico e scienziato C.S. Peirce, alla fine del XIX secolo, aveva scritto una serie di articoli anti-deterministici, spiegando – molto prima di Heisenberg – che i dati di laboratorio non sono mai perfettamente identici non solo perché non abbiamo strumenti di misurazione adeguati ma perché la realtà è sempre in qualche modo infinitesimamente in cambiamento.

C’è sempre un elemento casuale, diceva, o – mettendola in forma religiosa – Dio sta sempre creando. Anche per la tesi di Peirce le prove non ci sono, sebbene tante ricerche contemporanee vadano nella direzione di una realtà effettivamente più vasta e in mutamento di quanto non voglia il determinismo. Però, almeno, è un genere di ipotesi che andrebbe considerato. Quando non lo si fa, è perché alla fine si è già deciso come deve essere il mondo, con un atto di arbitrio paradossalmente infinito. Perché un po’, non piace in fondo a tutti essere Dio?

Foto Ansa

QOSHE - Qualche domanda allo scienziato che dice: «non siamo liberi» - Giovanni Maddalena
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Qualche domanda allo scienziato che dice: «non siamo liberi»

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29.10.2023

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La mentalità comune nel mondo culturale da qualche decennio va sotto il nome di naturalismo. Naturalismo significa che si crede in un universo causalmente chiuso. Tradotto in altri termini, che non si può pensare che ci sia Dio. Ma si badi bene, non si può neanche pensare al nulla, o alla libertà assoluta, o al male radicale. Siamo qui noi, finiti in un universo finito. Occorre essere realisti, ma nel senso più ristretto e costretto del termine. Di questo si parla nel mondo culturale degli ultimi decenni e non più del nichilismo che aveva avuto i suoi ultimi momenti di gloria negli anni Novanta del secolo scorso.

La tesi di Sapolsky: non esiste il libero arbitrio

Ora, il neurobiologo Robert Sapolsky, che insegna alla Stanford University, porta il naturalismo alle sue estreme conseguenze. A differenza del banale materialismo di fine Ottocento, il naturalismo ammette molte varianti, anche quelle che accettano l’emergere di una coscienza, di idee normative come il bene e il male, di decisioni libere. Tutto ciò – dice questo tipo di naturalismo – nasce dalla materia, ma poi ha vita autonoma. Invece, Sapolsky ne propone la versione radicale: idee, decisioni e giudizi non sono solo causate da questo sostrato........

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