Ci mancavano solo gli Houthi. I falchi della Banca centrale europea non aspettavano altro: un ulteriore pretesto per rimandare il taglio dei tassi d’interesse, un tassello che sarebbe fondamentale per mettere un po’ di benzina nell’asfittica crescita economica italiana. Invece ci tocca l’esplosione di una nuova crisi, quella nel Mar Rosso, ancora tutta da decifrare ma i cui effetti potrebbero essere molto rilevanti per noi. Certo, qualsiasi previsione appare azzardata e prematura, tuttavia i numeri disegnano da soli uno scenario che non può non preoccupare. Da lì, infatti, passa il 30% del commercio europeo; per l’Italia, si stima che lo scambio commerciale import-export legato al transito di Suez valga oltre 154 miliardi. I prezzi energetici stanno scendendo, ma in questo scenario il trend potrebbe invertirsi in modo repentino riaccendendo l’inflazione, e questo ha offerto il destro alla Bce per tenere invariati i tassi ai massimi storici, senza un’indicazione certa su quando potrà iniziare la loro discesa. Si tratta di una decisione grave e destinata a peggiorare le condizioni dell’economia, assunta da una classe dirigente espressione di un capitalismo finanziario sempre più separato dal mondo produttivo. Si continua ad applicare la stessa, autolesionistica ricetta dei mesi passati, fingendo d’ignorare che l’inflazione in Europa è importata a causa di crisi che sono fuori dai suoi confini e che nel Vecchio Continente nessuno è in grado di controllare. Di conseguenza, la politica monetaria della Bce può fare poco su quel fronte. Se l’indice dei prezzi è sceso negli ultimi sei mesi è perché sono crollate le quotazioni internazionali dell’energia, non certo per i rialzi dei tassi d’interesse. Questi ultimi, invece, sono serviti solo a strozzare l’economia e ad accentuarne le tendenze al ribasso. Il fatto che la Germania abbia chiuso il 2023 in recessione è un segnale che dovrebbe preoccupare seriamente i tecnocrati che stanno a Bruxelles e Francoforte. Non dimentichiamo che il nostro sistema produttivo e quello tedesco sono fortemente integrati tra di loro nelle catene globali del valore, in quanto l’Italia è un importante fornitore di prodotti intermedi e beni capitali alle imprese di Berlino. La caduta della produzione manifatturiera tedesca frena quindi le esportazioni italiane. Non a caso l’Istat ha già segnalato che a novembre 2023 c’è stata una netta riduzione dell’export italiano (-2,4%). La Bce dice che un taglio dei tassi troppo rapido sarebbe autolesionistico, ma dimentica che un allentamento della stretta monetaria troppo lento e ritardato è anche peggio, in quanto spinge le imprese a non investire e le famiglie a consumare col freno a mano tirato, facendo cadere così la domanda e il prodotto lordo. Tutte cose che rischiano di complicare sia i conti privati che quelli pubblici, visto che a causa dei tassi elevati il debito ci costa 15 miliardi in più. Insomma, continuare a rimandare il taglio del costo del denaro è un nuovo errore come quello - opposto - commesso nel 2022, quando l’inflazione rialzava la testa e la presidente della Bce, Christine Lagarde, andava in giro a dire che si trattava di un «aumento transitorio». Non c’è tempo da perdere, bisognerebbe agire subito. La verità è che già oggi ci sarebbero le condizioni per iniziare a ridurre i tassi d’interesse, magari con un taglio minimo per dare un segnale di fiducia agli operatori economici e favorire un piccolo allentamento della stretta creditizia sugli investimenti delle imprese e i mutui delle famiglie, ad esempio. Invece la Bce ha deciso di attendere ancora mesi, zavorrando così il nostro Pil e quello dell’intera Europa. Nel quarto trimestre del 2023 in media le banche hanno continuato a inasprire i criteri di concessione dei prestiti e prevedono di farlo ulteriormente in questo inizio d’anno. Ma in Italia l’alto costo del denaro ha già provocato la riduzione dei prestiti alle aziende (crollati lo scorso anno del 6,9%) e il conseguente blocco degli investimenti privati. Riusciranno i tecnocrati ad imparare dai loro errori?

QOSHE - La Bce perde altro tempo e zavorra il Pil dell’Italia - Vincenzo Nardiello
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

La Bce perde altro tempo e zavorra il Pil dell’Italia

25 0
27.01.2024

Ci mancavano solo gli Houthi. I falchi della Banca centrale europea non aspettavano altro: un ulteriore pretesto per rimandare il taglio dei tassi d’interesse, un tassello che sarebbe fondamentale per mettere un po’ di benzina nell’asfittica crescita economica italiana. Invece ci tocca l’esplosione di una nuova crisi, quella nel Mar Rosso, ancora tutta da decifrare ma i cui effetti potrebbero essere molto rilevanti per noi. Certo, qualsiasi previsione appare azzardata e prematura, tuttavia i numeri disegnano da soli uno scenario che non può non preoccupare. Da lì, infatti, passa il 30% del commercio europeo; per l’Italia, si stima che lo scambio commerciale import-export legato al transito di Suez valga oltre 154 miliardi. I prezzi energetici stanno scendendo, ma in questo scenario il trend potrebbe invertirsi in modo repentino riaccendendo l’inflazione, e questo ha offerto il destro alla Bce per tenere invariati i tassi ai massimi storici, senza un’indicazione certa su quando potrà iniziare la loro........

© Roma


Get it on Google Play