L’Italia tiene. Nonostante tutto. La notizia di fine 2023, che non era per nulla scontata, è questa. Una sapiente cortina fumogena fatta di catastrofismo e confusione sta nascondendo quanto accade nel profondo del nostro tessuto produttivo. Alle soglie di un 2024 che si annuncia denso d’insidie ed incognite, occorre un’operazione verità. Ovviamente è in atto un rallentamento del Pil, ma ciò avviene all’interno di una più generale frenata europea. Quel che più conta, però, è la resilienza mostrata dalla nostra economia. In attesa dei dati di fine anno, nessuno sembra essersi accorto che nei primi nove mesi del 2023 la crescita dei consumi delle famiglie italiane è stata dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. Abbiamo fatto molto meglio della Francia (+0,6%), del Regno Unito (+0,5%) e decisamente più della Germania (1,1%). La frenata dell’ultimo trimestre dovrebbe comunque far segnare un aumento annuale all’incirca dell’1,4%. Tutto questo è accaduto in un contesto di alti tassi d’interesse, frutto della miopia politica della Banca centrale europea, che ha scelto di combattere un’inflazione da costi con una stretta che è servita solo a strozzare l’economia. Chi vede nel ribasso dell’inflazione la prova che le scelte della Bce hanno pagato si sbaglia di grosso: l’istituto guidato da Christine Lagarde non c’entra nulla. Il calo dell’inflazione è dovuto alla discesa dei prezzi energetici. Punto. Tuttavia, la politica degli alti tassi pesa (e ancora di più peserà) sull’economia reale: ha reso più cari i mutui, aggravato il peso del debito e tagliato le gambe al credito alle imprese, colpendone gli investimenti che si sono praticamente azzerati. Eppure, nonostante questo, nei primi nove mesi di quest’anno le nostre esportazioni sono cresciute del 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2022. Se si guarda al resto del G20 solo la Germania (+1,2%) ha registrato un aumento, mentre gli altri sono andati tutti in negativo. Significa che il nostro export cresciuto maggiormente al Sud e con la Campania a fare da volano (+27,6% dato Istat) è aumentato di oltre il doppio di quello della Nazione che ha fatto meglio di tutte le altre. A naso, non sembra affatto una cosa di poco conto. La parte più dinamica della nostra economia, quella che compete sui mercati internazionali, sta dimostrando tutta la sua forza. A iniziare dal Mezzogiorno. Se a ciò aggiungiamo la tenuta dei consumi, grazie anche ai sostegni ai ceti più deboli, e la linea prudente del Governo, il messaggio che arriva è ben diverso dal racconto catastrofista di un’Italia in profonda crisi che troppe volte si sente. Questi sono fatti. Certo, la situazione è «difficile», come ha ammesso la stessa premier nel suo messaggio di auguri natalizi, ma gli italiani stanno dimostrando di avere fiducia. Non parliamo di sensazioni, ma di qualcosa di misurabile e concreto, visto che a dicembre l’indice di fiducia dei consumatori è salito da 103,6 a 106,7 e quello delle imprese da 103,5 a 107,2. Completano il quadro la conferma del taglio del cuneo fiscale e il primo modulo della riforma dell’Irpef introdotti con la Manovra, uniti al piccolo calo della bolletta elettrica annunciato per il primo trimestre 2024. Per carità, nessuno dice che bisogna dare fuoco ai tric-trac e ballare sui tavoli, ma tutto questo è propellente per entrare nel nuovo anno con una spinta maggiore di quella che s’ipotizzava solo un paio di mesi fa. Carburante che ci servirà, ad esempio, a controbilanciare il fatto che nei primi mesi 2024 la nostra manifattura non potrà non risentire della caduta della domanda tedesca. Con sullo sfondo la speranza che il Pnrr finalmente parta davvero e gli investimenti si traducano in cantieri, assunzioni e Pil. Certo, il nuovo “Patto tedesco” di stabilità ci farà molto male, ma nell’anno che si apre i suoi effetti non si sentiranno ancora. Questo dovrebbe spingerci a essere meno pessimisti sulla nostra economia per il 2024. E a usarlo per mettere fieno in cascina. Almeno si spera.

QOSHE - L’Italia tiene, spinta di fine anno più forte del previsto - Vincenzo Nardiello
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L’Italia tiene, spinta di fine anno più forte del previsto

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30.12.2023

L’Italia tiene. Nonostante tutto. La notizia di fine 2023, che non era per nulla scontata, è questa. Una sapiente cortina fumogena fatta di catastrofismo e confusione sta nascondendo quanto accade nel profondo del nostro tessuto produttivo. Alle soglie di un 2024 che si annuncia denso d’insidie ed incognite, occorre un’operazione verità. Ovviamente è in atto un rallentamento del Pil, ma ciò avviene all’interno di una più generale frenata europea. Quel che più conta, però, è la resilienza mostrata dalla nostra economia. In attesa dei dati di fine anno, nessuno sembra essersi accorto che nei primi nove mesi del 2023 la crescita dei consumi delle famiglie italiane è stata dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. Abbiamo fatto molto meglio della Francia ( 0,6%), del Regno Unito ( 0,5%) e decisamente più della Germania (1,1%). La frenata dell’ultimo trimestre dovrebbe comunque far segnare un aumento annuale all’incirca dell’1,4%. Tutto questo è accaduto in un contesto di........

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