Tutto a posto raga. Tutto a postissimo. Diamine, ma che avevate capito? Che eravamo davvero (almeno stavolta) alla vigilia di una riforma della giustizia talmente seria e profonda da aprire uno scontro con la magistratura più militante? Beh, avete preso proprio una bella cantonata. L’argomento è sparito di nuovo dai radar. I suoi fautori inabissati come i migliori palombari. D’accordo, qualcuno (leggi il ministro della Difesa, Guido Crosetto) aveva ricordato ai colleghi l’«opposizione giudiziaria» contro il centrodestra sempre in agguato. Ma tutti si sono affrettati a precisare che il ministro si riferiva al passato, mica al presente. Una specie di caso di dissociazione temporale. Al punto che Crosetto, uno tosto che non molla, è andato in Procura ad approfondire nel dettaglio le sue affermazioni. Che poi, scusate, ma lo sanno tutti che in questi anni la magistratura è cambiata radicalmente; che l’uso politico della giustizia appartiene a una stagione buia, ormai riconosciuta e rinnegata da tutti; che chi sbaglia non viene più promosso ma paga; che nessuno si mette ad aprire indagini, salvo scoprire anni e anni dopo che non dovevano neanche iniziare (tipo quello che hanno dovuto subire il generale dei carabinieri Mario Mori e il colonnello Giuseppe De Donno); che giudici e pm non prendono più neanche un caffè allo stesso bar; che la pena è finalmente diventata certa; che quando un cittadino qualunque incappa nelle maglie della giustizia senza c’entrare nulla, il suo proscioglimento è veloce e praticamente garantito; che non esistono più casi come quello di Beniamino Zuncheddu, scarcerato pochi giorni fa dopo appena 32 anni di carcere per crimini che molto probabilmente non ha commesso; che il correntismo della magistratura e il Csm sono... Vabbè, ci siamo capiti. È cambiato tutto dai. Solo uno che cammini con la testa perennemente rivolta all’indietro può sostenere il contrario. Colto il nuovo spirito del tempo, anche Carlo Nordio sembrerebbe aver annusato l’aria che tira. Davanti all’ultimo plenum del Csm il Guardasigilli ha prima usato toni concilianti e poi, sollecitato a dire una parola sul tema divisivo della separazione delle carriere, ha fatto sapere che «se domani cambierà la Costituzione nella parte che riguarda la magistratura, mai e poi mai il pm sarà sottoposto all’Esecutivo». Che è un po’ come buttare la palla in tribuna, visto che quest’ipotesi sul tavolo non c’è mai stata. Il tutto mentre sulla Carta costituzionale siamo passati dal «dev’essere cambiata» a «se domani cambierà». È la semantica che rivela l’intenzione. Era già accaduto lo scorso luglio, quando la fuga in avanti di “fonti di Palazzo Chigi” («È lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione») era stata seguita da una precipitosa marcia indietro. È successo di nuovo: prima si parte lancia in resta, salvo poi constatare quanto sia pericoloso quel vecchio detto popolare che rammenta agli incoscienti che «chi tocca i fili muore». Ovvio che nessuno voglia rimanerci stecchito come Craxi e Berlusconi. Il potere giudiziario esercita ormai un peso che condiziona il libero e pieno esercizio dell’esecutivo e del legislativo. Comunque, tutto bene quel che finisce bene. Le tessere del mosaico sono tornate al loro posto prima che la situazione sfuggisse di mano. C’è solo un problema. Alla prossima crisi dei rapporti tra politica e giustizia - perché ci sarà una prossima crisi - per favore, risparmiateci la solita pantomima da attori consumati: chi attacca la «magistratura politicizzata» e chi ne difende «autonomia e indipendenza»; chi annuncia sfracelli sotto forma di riforme che non arrivano mai e chi replica che si vuole mettere la museruola ai magistrati scomodi. Tanto poi alla fine non cambia assolutamente nulla e a vincere è sempre il banco. Quello togato.

QOSHE - Et voilà, magia giustizia: la riforma sparita di nuovo - Vincenzo Nardiello
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Et voilà, magia giustizia: la riforma sparita di nuovo

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09.12.2023

Tutto a posto raga. Tutto a postissimo. Diamine, ma che avevate capito? Che eravamo davvero (almeno stavolta) alla vigilia di una riforma della giustizia talmente seria e profonda da aprire uno scontro con la magistratura più militante? Beh, avete preso proprio una bella cantonata. L’argomento è sparito di nuovo dai radar. I suoi fautori inabissati come i migliori palombari. D’accordo, qualcuno (leggi il ministro della Difesa, Guido Crosetto) aveva ricordato ai colleghi l’«opposizione giudiziaria» contro il centrodestra sempre in agguato. Ma tutti si sono affrettati a precisare che il ministro si riferiva al passato, mica al presente. Una specie di caso di dissociazione temporale. Al punto che Crosetto, uno tosto che non molla, è andato in Procura ad approfondire nel dettaglio le sue affermazioni. Che poi, scusate, ma lo sanno tutti che in questi anni la magistratura è cambiata radicalmente; che l’uso politico della giustizia appartiene a una stagione........

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