È recente la notizia dell’interdizione dal servizio pubblico, per un anno, di un tecnico di laboratorio reo di violenza sessuale pluriaggravata su una studentessa minorenne di un Istituto scolastico nel Sannio. Il bruttissimo episodio di palpeggiamento è avvenuto nel gennaio 2024 durante un esperimento di chimica. Il tecnico ha negato asserendo che una sua eventuale condotta sbagliata sarebbe stata solo un comportamento involontario. Ed è da qui che parte la riflessione intorno ad una delle pratiche più diffuse esercitate senza consenso degli uomini sulla pelle delle donne, è proprio il caso di dirlo, quale il palpeggiamento. Nell’immaginario maschile è un “qualcosa” di inoffensivo e praticarlo lo si ritiene, spesso, quasi una dimostrazione di gradimento dell’avvenenza femminile o un atto di goliardia. Che sarà mai? È così che la pensa chi lo pratica. A pensarla diversamente, invece, è la giurisprudenza italiana che ritiene violenza sessuale “qualsiasi atto che, pur in assenza di un contatto fisico diretto con la vittima, coinvolga oggettivamente la corporeità della persona offesa e sia finalizzato ed idoneo a compromettere l’altrui libertà individuale, allo scopo di soddisfare o eccitare l’istinto sessuale del reo”. La legge non ammette ignoranza, si sa ma, in merito, non è grave solo l’ignoranza ma anche la presunzione di credere di esercitare gesti innocui all’indirizzo dell’altro sesso che, ancorché, indignarsi, dovrebbe “gradire” soprattutto perché ad esprimersi in tali “performance” spessissimo è un superiore gerarchico, un leader o, come nel caso descritto, un adulto cui la vittima viene affidata. Sono quotidiani i racconti sottovoce tra amiche o colleghe di episodi di violazione del proprio corpo da parte di funzionari, dirigenti o anche dei propri amici che si avvicinano e allungano, oltre che sguardi, la cosiddetta “mano morta” di cui, certo, ogni donna, in un modo o in un altro, ha fatto esperienza. È retaggio di una cultura sessista trascinatasi troppo a lungo se si pensa che finanche a luglio 2023, a seguito di una denuncia contro un addetto alle pulizie accusato di aver palpeggiato una studentessa di 17 anni è stata emessa una sentenza che valutava i suoi palpeggiamenti "durati solo tra i cinque e i dieci secondi" e che la sua mano non aveva "indugiato" a lungo nella biancheria intima della ragazza. Subito dopo su TikTok e Instagram era virale la frase "palpata breve" o l’ hashtag "10 secondi" per protestare contro la suddetta sentenza.

QOSHE - Palpeggiamento: la legge non ammette ignoranza - Teresa Del Prete
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Palpeggiamento: la legge non ammette ignoranza

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18.04.2024

È recente la notizia dell’interdizione dal servizio pubblico, per un anno, di un tecnico di laboratorio reo di violenza sessuale pluriaggravata su una studentessa minorenne di un Istituto scolastico nel Sannio. Il bruttissimo episodio di palpeggiamento è avvenuto nel gennaio 2024 durante un esperimento di chimica. Il tecnico ha negato asserendo che una sua eventuale condotta sbagliata sarebbe stata solo un comportamento involontario. Ed è da qui che parte la riflessione intorno ad una delle pratiche più diffuse esercitate senza consenso degli uomini sulla pelle delle donne, è proprio il caso di dirlo, quale il........

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