Il 21 marzo compirà 25 anni la giornata mondiale della poesia. Mi vorrei fermare qua, assaporare il piacere e la felicità personale per il riconoscimento - per me da sempre dovuto - alla più bella, emozionale, sincretica, abissale e immaginifica forma d'arte che l'uomo abbia concepito. Ma sono di parte. Mi limito così a essere orgoglioso che l'Unesco, nel momento in cui l'ha immaginata e patrocinata, abbia anche voluto attribuirgli un valore non elitario o settoriale ma sociale e politico, con quella sua idea (o presunzione, non so) di farne uno strumento per "promuovere le diversità linguistiche" e offrire alle persone "l'opportunità di ascoltare le lingue in via di estinzione". Quindi poesia non solo come immagini, visioni, deliri in parole, ma anche come il suo esatto contrario, frammenti fonemici articolati in comunicazione, che appaiono all'uomo (quando mutano dal loro alveo orale) in scritti, per divenire anche testimonianze di un percorso antropologico e culturale, che abbrevia il tempo e avvicina lo spazio tra persone mai cosi uguali e mai così unite come in quel lirico atto. La poesia così, secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, la Comunicazione e l’Informazione non è solo arte, ma, proprio per la sua capillare diffusione nei cuori e nelle menti di tutte (o quasi) le donne e gli uomini del mondo, è soprattutto veicolo di uguaglianza, tolleranza e pace. I poeti, infatti, fin dalla tenera età si assomigliano e si riconoscono, non vestono mai (eccetto che in rarissime eccezioni) i panni dell'estremismo e dell'offesa, quelli della belligeranza e del sopruso, quelli del potere e del dispotismo. Piuttosto quelli del distopismo. La poesia è per sua ragion d'essere libertà e bellezza, non fa smorfie di disgusto o di terrore, cresce col bisogno di ciascuno di allargare i suoi orizzonti dando fiato alle cornamuse lessicali, creando voci tanto antichissime e sopite ovvero così nuove e viscerali da apparire talvolta balbuzienti e incomprensibili. Perciò la giornata mondiale della poesia non è solo la celebrazione di un percorso espressivo irripetibile, ma anche l'opportunità per rovistare nel fondo del barile di una conoscenza archetipale, dove chi scopre la vitalità del linguaggio vi ritrova anche la sua ragione più sopita e umanizzata. Le poesie sono, ancora oggi, però spesso percepite come "semplici" parole in processione che non dicono tutto a tutti, a volte poco o proprio niente - ce lo confermano i dati commerciali di una fruizione che a dispetto dei tanti suoi ostinati "praticanti" resta in realtà di nicchia - ma che quando sono declamate o lette senza pregiudizio o viltà condensano tutte le storie letterarie scritte o da scrivere in pochi emblematici concetti. E forse solo allora sembrano diventare più riconoscibili e universali. Apprezzata o meno che sia la poesia, nessuno potrà celebrarla più di me nella giornata che la onora, perché è la mia voce da sempre, anche e soprattutto quando "parlo in prosa" (come voleva Baudelaire in un suo meraviglioso aforisma), perché cade nel primo giorno di primavera - il bocciolo che profuma fin nei più remoti angoli di ogni essere e dà colore al paesaggio della sua anima - e perché chiunque sia nato in quel giorno, proprio come una poesia, non potrà non avere che i tratti "del vento e dei gabbiani". Così la descrisse nella sua incantevole "Efeso" Giorgio Seferis, dove aggiunse - "La poesia è ovunque. La tua voce / a volte incede al suo fianco / come il delfino che per poco ti accompagna / vascello d’oro nel sole e poi scompare". Per concludere quel verso con - "Uguale e diversa dalla nostra vita, come cambia / il volto di una donna che si è spogliata, / e tuttavia rimane uguale. Lo sa / chi ha amato: alla luce degli altri / il mondo implode; ma tu ricorda / Ade e Dioniso sono la stessa cosa”. È - lo sentite - nell'incedere stesso della strofa la magia, la solennità e la trascendenza della poesia. A me non resta che riempire il suo cesto - sillogico o frammentario, linguistico o gestuale - di commosso stupore e di sincera gratitudine.

QOSHE - 21 marzo: la giornata mondiale della poesia compie 25 anni - Gerardo Casucci
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21 marzo: la giornata mondiale della poesia compie 25 anni

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18.03.2024

Il 21 marzo compirà 25 anni la giornata mondiale della poesia. Mi vorrei fermare qua, assaporare il piacere e la felicità personale per il riconoscimento - per me da sempre dovuto - alla più bella, emozionale, sincretica, abissale e immaginifica forma d'arte che l'uomo abbia concepito. Ma sono di parte. Mi limito così a essere orgoglioso che l'Unesco, nel momento in cui l'ha immaginata e patrocinata, abbia anche voluto attribuirgli un valore non elitario o settoriale ma sociale e politico, con quella sua idea (o presunzione, non so) di farne uno strumento per "promuovere le diversità linguistiche" e offrire alle persone "l'opportunità di ascoltare le lingue in via di estinzione". Quindi poesia non solo come immagini, visioni, deliri in parole, ma anche come il suo esatto contrario, frammenti fonemici articolati in comunicazione, che appaiono all'uomo (quando mutano dal loro alveo orale) in scritti, per divenire anche testimonianze di un percorso antropologico e culturale, che abbrevia il tempo e avvicina lo........

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