La premier Meloni ha insistito fino all’ultimo: “Non portate a Palazzo Chigi il libro dei sogni, con i numeri non si scherza”. Richiamo diretto ai suoi: ministri, sottosegretari e maggiorenti di Fratelli d’Italia, Leghisti, berlusconiani e cespugli. Per il 2024 si fanno ora i conti con 21 articoli e 4 allegati: una sintesi che non cede alla fantasia, ma che obbedisce alla regola che si fa quel che si può, non quello che si vorrebbe (vista l’inquietante situazione italiana e internazionale). Le priorità si impongono da sole: 24 miliardi per famiglie, sanità (fra le spese maggiori), scuola, cultura e imprese.

DEBITO “SOVRANO”. È quello che tutto condiziona, salito a 2.859 miliardi. Ogni bambino che nasce in Italia, quando è battezzato si ritrova sulla testa e in fronte, prima dell’acqua santa, un debito di 45mila euro. Che male ha fatto? Ignazio Visco, napoletano del 1949, governatore della Banca d’Italia dal 2011, lascia Palazzo Koch sottolineando i rischi di un’economia “ferma al terzo trimestre dell’anno che sta per finire”. A lui subentra in via Nazionale, da novembre, il romano Fabio Panetta autore del volume “Il sistema finanziario e il Mezzogiorno” (pubblicato assieme al senese Luigi Cannari). Con uno sguardo alle regioni meridionali, il nuovo vertice dell’Istituto di emissione sostiene la necessità di rendere meno costosi gli investimenti per le imprese e i mutui per le famiglie.

IN ARRIVO IL PREMIER “RAFFORZATO”. Mentre si vara il nuovo bilancio, viene delineato il “premierato” cosiddetto “all’italiana”. Secondo il progetto di Elisabetta Casellati, prima donna diventata presidente del Senato, con l’elezione diretta e a suffragio universale del Presidente del Consiglio, si otterranno questi risultati: garantita la governabilità, scongiurati le ricorrenti crisi ministeriali e i ben noti ribaltoni. Alleggerito di un compito, al Quirinale resterà il potere di nominare i ministri. ”Ecco la madre di tutte le riforme”, dice Giorgia Meloni perché, a suo dire, ”finiranno la stagione del trasformismo e il ricorso ai tecnici” che poi tanto “tecnici” non sono mai stati. A sua volta Il Presidente della Repubblica -e il pensiero rassicurante va a Sergio Mattarellaresterà “figura chiave dell’unità nazionale”.

VIA I SENATORI A VITA. Con la riforma, nella privilegiata condizione di “padri della Patria” resteranno solo gli ex Presidenti della Repubblica. Dal 1948 ben in 47 ottennero il “laticlavio”, compresi gli 11 presidenti usciti dal Quirinale per fine mandato (da De Nicola a Napolitano). La serie dei “nominati” si apre con il matematico Guido Castelnuovo, scelto da Einaudi, e arriva a Liliana Segre nominata da Mattarella. Tre illustri personaggi, proposti ufficialmente, rinunciarono alla nomina: Arturo Toscanini, Nilde Iotti e Indro Montanelli. Sedettero con onore, nella Camera più alta, i napoletani Eduardo De Filippo nominato da Pertini, e Francesco De Martino scelto da Cossiga. Particolare la vicenda di Leone e Napolitano. Divennero Presidenti della Repubblica quando da tempo avevano meritato la nomina di senatori a vita. Non ci saranno più, a Palazzo Madama, queste figure dal “sapore ottocentesco”, come si è spesso detto. Costo mensile di ognuno -tra indennità, sedute parlamentari ed emergenze variedi oltre 10 mila euro netti al mese.

GIORGIA E LE DISAVVENTURE. Senza sua colpa le si mette di traverso il compagno Giambruno sorpreso, in un fuori onda tv, a molestare compagne di lavoro con frasi sessiste. Senza batter ciglio la Premier lo molla, precisando che da quel momento resta solo il padre della loro figlia Ginevra. Poi la trappola (di ispirazione putiniana) tesa dai 2 comici russi uno dei quali riesce a farsi accreditare come Presidente dell’Unione Africana. Lei ci casca, però si spinge soltanto a constatare la poca efficacia della controffensiva ucraina. Ma come funzionano questi apparati di Palazzo Chigi? Il meno che ne viene sono le dimissioni del responsabile diplomatico Francesco Maria Talò.

GIORGIA E I CONI D’OMBRA. Riflessi di equivoca opacità arrivano a lei che, del tutto incolpevole, può subirne danni d’immagine. Il presidente del Senato La Russa ha problemi di famiglia non lievi riguardanti moglie, figlio, un fratello. Il Vicepremier Salvini ha già cominciato il tour elettorale nel Sud quando del Ponte sullo Stretto non si sa ancora qual è il progetto definitivo. La ministra Santanchè non riesce a convincere i magistrati sui suoi comportamenti “poco legali” come manager. Il sottosegretario alla Cultura Sgarbi confonde (inconsapevolmente?) la libera professione di critico d’arte con il ruolo di rappresentante del Governo. Cara Giorgia, riguardati un po’ meglio da chi hai intorno….

QOSHE - Il bilancio del Governo dai “numeri” ai “nomi” - Ermanno Corsi
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Il bilancio del Governo dai “numeri” ai “nomi”

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07.11.2023

La premier Meloni ha insistito fino all’ultimo: “Non portate a Palazzo Chigi il libro dei sogni, con i numeri non si scherza”. Richiamo diretto ai suoi: ministri, sottosegretari e maggiorenti di Fratelli d’Italia, Leghisti, berlusconiani e cespugli. Per il 2024 si fanno ora i conti con 21 articoli e 4 allegati: una sintesi che non cede alla fantasia, ma che obbedisce alla regola che si fa quel che si può, non quello che si vorrebbe (vista l’inquietante situazione italiana e internazionale). Le priorità si impongono da sole: 24 miliardi per famiglie, sanità (fra le spese maggiori), scuola, cultura e imprese.

DEBITO “SOVRANO”. È quello che tutto condiziona, salito a 2.859 miliardi. Ogni bambino che nasce in Italia, quando è battezzato si ritrova sulla testa e in fronte, prima dell’acqua santa, un debito di 45mila euro. Che male ha fatto? Ignazio Visco, napoletano del 1949, governatore della Banca d’Italia dal 2011, lascia Palazzo Koch sottolineando i rischi di un’economia “ferma al terzo trimestre dell’anno che sta per finire”. A lui subentra in via Nazionale, da novembre, il romano Fabio Panetta autore del volume “Il sistema finanziario e il........

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