All’indomani delle elezioni politiche del 25 settembre del 2022, vinte dal centrodestra, la sinistra cercò da subito di elaborare quella disfatta, rinunciando alla pacata autocritica e preferendo “auto flagellarsi” con giudizi severi. Molto sorprendenti, data la sua scarsa, anzi inesistente vocazione, nel riconoscere le proprie colpe A cominciare da Enrico Letta, il leader sconfitto , che si dimise, furono in molti ad ammettere responsabilità oggettive nel non essere riusciti a capire le aspettative di elettrici e elettori, il Paese reale. Alcuni big del Pd, il partito di maggior peso nella disfatta promisero che “da allora in avanti, occorreva parlare e parlarsi chiaro”. “La gente non ci sopporta più - si dissero - stiamo sulle scatole: ci votano solo i ricchi”. E ancora: “Questo Pd è in sintonia con la borghesia delle Ztl, non fa più breccia tra i lavoratori”. Dopo tale collettiva contrizione, a un anno e più da quella disfatta, l’odierno Pd, oggi si può dire, è l’esatto contrario di quello promesso nei giorni delle autoflagellazioni. È una “cosa” senza un’anima, la nuova leader Elly Schlein, senza storia, digiuna finanche dei filoni culturali, che hanno dato vita a questo partito. Un po’ italiana, un po’ statunitense, un po’ svizzera, ad essere precisi “cittadina svizzera”, il suo progetto politico è un “karaoke” di “spot” quotidiani, in cui si mescolano parole propagandistiche e visioni radicali della società. Se Conte quando parla, a sentire Grillo, non si fa capire, Elly ha qualcosa in più di Conte: fa subito capire che il suo pensiero è deboluccio. Difatti in piazza, nei salotti e in tv, nonostante l’effervescente eloquio, è rimasta alla copertina dell’iniziale “progetto collettivo per cambiare il Pd e l’Italia e riallacciare la connessione sentimentale con il Paese”. Mancano ancora i capitoli. Ogni connessione presuppone un “decoder”. Anche per quella sentimentale serve un decoder, che si chiama cuore, e qui non c’è. Martedì scorso se n’ è avuta la ennesima riprova nel viaggio di Elly a Napoli, dove - accompagnata da Roberto Fico, l’ex presidente della Camera - ha partecipato a San Giovanni a Teduccio alla festa per “gli utili della prima comunità solidale energetica nazionale d’Italia della Fondazione Maria”. Non v’era occasione migliore per lanciare almeno un’idea sommaria del suo progetto, un aggancio più favorevole per connettersi con la storia del quartiere di grande tradizione industriale e operaia. Oltre all’arte presepiale di Napoli, che l’ha lanciata come “Pastorelly”, da “cittadina svizzera” avrebbe potuto scoprire che qui tra ’700 e ’800 si ebbe una presenza massiccia di famiglie imprenditoriali svizzere: Egg, Meuricoffre, Caflish, Von Arx Vonwiller (l’odierna italianizzata Voiello) e ancora la Conradin, poi “Corradini”, fabbrica metallurgica più importante del Sud. Evidentemente si è distratta per le profonde parole di Fico, il quale ha detto - ne riportiamo le più significative tratte dal resoconto, come sempre rigoroso, che ne ha fatto sul “Cormez” Simona Brandolini - “Io sto pensando a far sì che il prossimo appuntamento elettorale, che sono le Europee, il Movimento possa avere un risultato importante in Campania, al Sud e in tutta l’Italia”. Mentre Fico pensava, al Vomero, a Napoli, c’era il governatore De Luca in tuta “monocromatica” da “capocantiere”, impegnato nel sopralluogo del vecchio e glorioso stadio Collana, da tempo inagibile. Ora, dopo una lunga vertenza giudiziaria, vinta dalla Regione avviato a una totale rapida ristrutturazione. Quale che sia il corso delle cose, questo blitz napoletano della Schlein conferma distanza e distanziamento abissali con il Governatore di molteplice natura: caratteriale, politico e culturale. Una volta i differenti modelli ideologici nella sinistra si definivano “anime” come sigillo rispettoso di particolari sensibilità attraverso roventi confronti congressuali, le cui relazioni diventavano motivo di ulteriore approfondimento. Oggi ci sono solo passerelle, “copertine” senza capitoli.

QOSHE - Schlein lancia “spot”, De Luca apre i cantieri - Aldo De Francesco
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Schlein lancia “spot”, De Luca apre i cantieri

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24.12.2023

All’indomani delle elezioni politiche del 25 settembre del 2022, vinte dal centrodestra, la sinistra cercò da subito di elaborare quella disfatta, rinunciando alla pacata autocritica e preferendo “auto flagellarsi” con giudizi severi. Molto sorprendenti, data la sua scarsa, anzi inesistente vocazione, nel riconoscere le proprie colpe A cominciare da Enrico Letta, il leader sconfitto , che si dimise, furono in molti ad ammettere responsabilità oggettive nel non essere riusciti a capire le aspettative di elettrici e elettori, il Paese reale. Alcuni big del Pd, il partito di maggior peso nella disfatta promisero che “da allora in avanti, occorreva parlare e parlarsi chiaro”. “La gente non ci sopporta più - si dissero - stiamo sulle scatole: ci votano solo i ricchi”. E ancora: “Questo Pd è in sintonia con la borghesia delle Ztl, non fa più breccia tra i lavoratori”. Dopo tale collettiva contrizione, a un anno e più da quella disfatta, l’odierno Pd, oggi si può dire, è l’esatto contrario di quello........

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