Il 22 dicembre, mentre cominciava il conto alla rovescia per l’avvento del nuovo anno, la maggioranza di governo in commissione Cultura del Senato dava il primo via libera al varo di una riforma epocale della “istruzione tecnica”, cioè della formazione a lungo sognata, in linea con le conquiste del nuovo. Che, va detto subito, ha visto però uniti nel contrastarla , il Pd della Schlein, delle “magnifiche sorti e progressive” a parole e il M5S di Conte de “la pochette”, non è una novità, come sempre, “disfattista”. Due figure similari, in apparenza rivoluzionarie ma, nei fatti, “oscurantiste”. Se avessero conosciuto un po’ di storia del nostro Paese, non sarebbero incorsi in questo ennesimo errore, dettato dal cronico risentimento verso chi governa, da pregiudiziali inconcepibili. Da tempo il legislatore si è interrogato sulla necessità di promuovere nella Scuola l’insegnamento della tecnica. Ma ogni volta a vanificate le ragioni oggettive di doverlo fare subito e bene, per renderla davvero moderna e produttiva, ha pesato la demagogia ideologica. Finalmente, con il varo della nuova formazione di “Istruzione tecnica”, questo legame si salderà meglio e subito per “spingere la occupabilità dei giovani e salvaguardare la competitività delle imprese”. Una svolta storica. Questo governo pone fine a ogni approssimazione, spianando ai giovani un futuro di certezze. Che ora la nuova formazione tecnica a misura di impresa potrà assicurare anzi garantire. A settembre del 2024 al tradizionale corso dei canonici cinque anni ridotti però a quattro si aggiungerà un ulteriore biennio finalizzato al “rafforzamento delle esperienze di alternanza scuola-lavoro, alla rinnovata centralità del lavoro, con contratti di apprendistato formativo e una maggiore apertura alle internazionalizzazione e alla conoscenza delle lingue”. Si va verso un nuovo rapporto più stretto e produttivo tra imprese e territorio. Tornando sulla importanza della storia, alla luce della riforma in corso della formazione, ci piace qui ricordare un auspicio, risalente al 1878, quando De Sanctis, il grande pensatore, padre della Letteratura italiana, pose la sua sconfinata esperienza didattica, da lui acquisita nel Politecnico di Zurigo, al servizio di un’Italia, appena unificata, sostenendo vigorosamente l’importanza e la vitalità degli istituti tecnici. “Atti diceva a soddisfare i bisogni della nuova generazione con la prospettiva di sfoltire le carriere impossibili e ad abbracciare, invece, quelle reali delle attività e delle professioni moderne più pratiche e produttive”. Un concetto che lo portò a sostenere la battaglia per la istruzione tecnico scientifica come bilanciamento della cultura retorica, molto attuale in questo nostro tempo di grande consapevolezza della dipendenza dello sviluppo dalla innovazione e della imprescindibilità della ricerca per determinare la innovazione. Un concetto recepito dalla nuova formazione, proposta dal governo Meloni. Quanto alla straordinaria attualità di Francesco De Sanctis, giova ricordare che è in corso ad Avellino una ricchissima rassegna, curata dal professore Toni Iermano, il più profondo conoscitore del suo pensiero. Sarebbe molto auspicabile e istruttiva una visita guidata per molti nostri politici, che si impancano a statisti.

QOSHE - Sì all’istruzione tecnica auspicata da De Sanctis - Aldo De Francesco
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Sì all’istruzione tecnica auspicata da De Sanctis

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31.12.2023

Il 22 dicembre, mentre cominciava il conto alla rovescia per l’avvento del nuovo anno, la maggioranza di governo in commissione Cultura del Senato dava il primo via libera al varo di una riforma epocale della “istruzione tecnica”, cioè della formazione a lungo sognata, in linea con le conquiste del nuovo. Che, va detto subito, ha visto però uniti nel contrastarla , il Pd della Schlein, delle “magnifiche sorti e progressive” a parole e il M5S di Conte de “la pochette”, non è una novità, come sempre, “disfattista”. Due figure similari, in apparenza rivoluzionarie ma, nei fatti, “oscurantiste”. Se avessero conosciuto un po’ di storia del nostro Paese, non sarebbero incorsi in questo ennesimo errore, dettato dal cronico risentimento verso chi governa, da pregiudiziali inconcepibili. Da tempo il........

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