L’odierna critica situazione nel Mar Rosso con il traffico marittimo a rischio per gli attacchi houthi, dei guerriglieri ribelli yemeniti, mi ha riportato indietro alla fine degli anni Sessanta. Quando si ebbe il blocco totale di Suez in seguito al conflitto arabo-israeliano. Allora ero correttore di bozze del nostro giornale nella storica sede del palazzo della Flotta Lauro , la compagnia marittima del Comandante, proprietario e editore del “Roma”, le cui navi furono tra le più penalizzate in quei giorni. Ricordo la diffusa e comprensibile preoccupazione per gli effetti devastanti del blocco, soprattutto per il conseguente obbligato cambio di rotta. Che significò dover fare la circumnavigazione dell’Africa, passare per il Capo di Buona Speranza e allungarsi di 3.200 miglia rispetto a quella di Suez. Una follia - lucidamente accettata da molti armatori - che spinse subito Lauro a commissionare la costruzione di due superpetroliere: Fede e Coraggio, nel segno della fiducia nel futuro e del grande coraggio nell’affrontarlo. Una esposizione finanziaria di molti miliardi di lire per restare ad ogni costo competitivi. Ma, pochi anni dopo, quando era già tutto pronto per il loro varo, gli accordi di Camp David tra Istraele e Egitto portarono alla riapertura di Suez, sparigliando calcoli e strategie degli armatori e fu“crisi” nera anche per la Flotta Lauro. Il cui ricorso al sostegno delle banche fu inevitabile. Nonostante una crisi di liquidità sopportabile da parte della Flotta Lauro , appena 22 miliardi a fronte garanzie navali e immobiliari per qualcosa come 300 miliardi, le banche però negarono ogni aiuto. Non si era messa in conto in quella circostanza la rapacità dello statalismo imperante, che, oltre al controllo delle banche, quasi tutte parastatali e politicizzate asservita alla politica, si era dotato di leggi che la “incentivavano”. Una su tutte: la legge Prodi del 1979, che prevede “l’istituto dell’amministrazione straordnaria per le grandi imprese in crisi di elevato interesse pubblico e evitarne così il fallimento”. Questo sulla carta. Nella realtà la legge,appena citata, favorisce solo la “lottizzazione” di un fallimento, con nomine politiche di commissari, vice commissari, consiglieri distribuite secondo le coalizioni del governo di quel momento. Una logica perversa da sermpre denunciata da Don Sturzo, una delle coscienze più limpide del Paese, “nemico giurato dello statalismo sinistrorso”, spiegato con un ragionamento molto semplice. “Lo Stato è una parola astratta, Bisogna piuttosto parlare degli uomini che tengono il potere, Govermo, Parlamento, dicasteri, pubblici enti statali e parastatali, uomini in carne ed ossa che decidono con le loro virtù e le loro pecche”. Pecche, in particolare, per il potere dccisiopmnali di banche, dipendenti dal Ministero delle Partecipazioni statali, da sempre in mano alla sinistra dc, poi abolito per i suoi disastrosi bilanci; tra cui si può annoverare anche lo sciagurato smembramento della Flotta Lauro. Ma non è finita. Per restare sempre a Napoli e ai guasti dello statalismo, la nostra città, cioè il Sud - aveva uno tra i poli statali dell’ agroalimentare più competivi al mondo, la Sme, ma “nel 1986, con un contrattino di appena 4 paginette (anziché centinaia come normalmente si fa) sempre lui, Prodi, la svendette a trattativa privata alla Buitoni, a Carlo De Benedetti per soli 393 miliardi. La Sme, aveva già nelle casse più di 600 miliardi di denaro liquido, ma il suo valore globale era di 3.100 miliardi”. Una brutta storia, paragonata per gli effetti penalizzanti nel tempo, alla sciagurata riforma doganale antiliberista, varata nel 1887 da un governo postunitario. Che si riflesse negativamente sull’economia agricola meridionale, sfavorita nel suo export soprattutto con la Francia, rispetto ai prodotti manifatturieri settentrionali, con la fatale conseguenza di vedere accentuarsi il divario tra Nord e Sud. In questi giorni “vedere” impancarsi a moralisti addirittura tristi figuri, responsabili di un passato disastroso per la nostra economia, agitarsi per presunti danni, che potrebbero verificarsi al Sud, dal varo della riforma dell’autonomia, dà la misura del loro cinismo, su cui è pietoso tacere.

QOSHE - Lo Statalismo è il male che ha rovinato il Sud - Aldo De Francesco
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Lo Statalismo è il male che ha rovinato il Sud

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28.01.2024

L’odierna critica situazione nel Mar Rosso con il traffico marittimo a rischio per gli attacchi houthi, dei guerriglieri ribelli yemeniti, mi ha riportato indietro alla fine degli anni Sessanta. Quando si ebbe il blocco totale di Suez in seguito al conflitto arabo-israeliano. Allora ero correttore di bozze del nostro giornale nella storica sede del palazzo della Flotta Lauro , la compagnia marittima del Comandante, proprietario e editore del “Roma”, le cui navi furono tra le più penalizzate in quei giorni. Ricordo la diffusa e comprensibile preoccupazione per gli effetti devastanti del blocco, soprattutto per il conseguente obbligato cambio di rotta. Che significò dover fare la circumnavigazione dell’Africa, passare per il Capo di Buona Speranza e allungarsi di 3.200 miglia rispetto a quella di Suez. Una follia - lucidamente accettata da molti armatori - che spinse subito Lauro a commissionare la costruzione di due superpetroliere: Fede e Coraggio, nel segno della fiducia nel futuro e del grande coraggio nell’affrontarlo. Una esposizione........

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