Roma, 7 febbraio 2024 – “Non abbiamo più nulla da perdere. Anzi, noi qui siamo fortunati: ci sono colleghi che già sono stati rovinati. Quanto possiamo resistere? Anche un’eternità". È il grido di battaglia degli agricoltori accampati sulla collinetta che da via Nomentana si affaccia sul Grande raccordo anulare. Schierati con loro circa trecento trattori arrivati da mezza Italia. Tra bracieri, vino, prosciutto e clacson suonati per solidarietà dai camionisti in transito, la protesta degli agricoltori tocca la “pancia” del Paese. Niente sindacati, niente politica, niente associazioni di categoria. Solo il disagio e la rabbia di un’attività finita all’angolo.

“E pensare che qualcuno ci ha definito fascisti e novax – ci dice un altro manifestante –. Noi pensiamo solo a difendere il nostro lavoro e le nostre famiglie. Del resto qui in Italia si litiga su tutto: sulla politica, sul calcio, sui costumi. E si vede com’è ridotto il Paese. Noi chiediamo la difesa del Made in Italy, dei prodotti della nostra terra". La protesta non è articolata. I comitati di lotta, ormai attivi in tutta Italia, non hanno una voce univoca, ma forse proprio per questo l’iniziativa è più forte, più spontanea, più genuina. Si rincorrono le voci su possibili manifestazioni, ma niente è certo. C’è anche chi parla di far arrivare simbolicamente un trattore in Vaticano.

Intanto qualcosa si muove: la Commissione europea ritirerà la proposta di regolamento sui pesticidi Sur. Lo annuncia la presidente Ursula Von der Leyen, mentre al presidio sulla Nomentana, a Roma, allevatori e agricoltori sono pronti a marciare verso il centro della Capitale. Se e quando non si sa. Il Sur, spiega Von der Leyen "rappresenta un valido obiettivo per ridurre i rischi dei prodotti fitosanitari chimici", però "è diventata un simbolo di polarizzazione. È stata respinta dal Parlamento europeo. Non si registrano più progressi nemmeno in seno al Consiglio. Per questo motivo proporrò al Collegio di ritirare la proposta. Ma ovviamente il tema resta. E per andare avanti sono necessari più dialogo e un approccio diverso". Motivo per cui "su questa base la Commissione potrebbe avanzare una nuova proposta dai contenuti molto più maturi e con le parti interessate insieme".

Il “direttivo” dei manifestanti accoglie la novità in un mix di soddisfazione e scetticismo. "Qualcosa abbiamo mosso – ci dice Maurizio Senigagliesi, uno dei portavoce della protesta –, siamo consapevoli che è un passo in avanti, ma restiamo cauti perché non c’è nulla di definitivo". "La Commissione Ue recepisce le proposte dell’Italia – sottolinea il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida –. Bisogna limitare gli agrofarmaci solo quando si è in grado di proteggere le produzioni con metodi alternativi. Abbiamo contrastato un approccio ideologico sul tema che avrebbe avuto un effetto devastante sulle produzioni e limitatissimo sull’ambiente".

Intanto si studiano le prossime mosse. Altri trattori sono annunciati in arrivo su Roma. Oggi a Montesilvano, in Abruzzo, summit tra vari comitati di lotta degli agricoltori: sarà sottoscritto un documento da portare all’attenzione del ministro Lollobrigida. Lo fa sapere Roberto Rosati, leader pescarese della protesta. "Il problema principale è che è antieconomico produrre perché la produzione ha un costo maggiore del ricavato – dice –. Poi ci sono assurdità come la regolamentazione del glifosato che noi possiamo usare solo in minima parte, contrariamente a produttori extraUe che poi inondano il nostro mercato". Sulla collinetta della Nomentana si preparano alla seconda notte di “trincea”, tra tende, cabine, sacchi a pelo, vino, salame, torce dei cellulari, fari e falò.

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Protesta dei trattori, il corteo alle porte di Roma. In difesa del Made in Italy: "Non c’è nulla da perdere"

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07.02.2024

Roma, 7 febbraio 2024 – “Non abbiamo più nulla da perdere. Anzi, noi qui siamo fortunati: ci sono colleghi che già sono stati rovinati. Quanto possiamo resistere? Anche un’eternità". È il grido di battaglia degli agricoltori accampati sulla collinetta che da via Nomentana si affaccia sul Grande raccordo anulare. Schierati con loro circa trecento trattori arrivati da mezza Italia. Tra bracieri, vino, prosciutto e clacson suonati per solidarietà dai camionisti in transito, la protesta degli agricoltori tocca la “pancia” del Paese. Niente sindacati, niente politica, niente associazioni di categoria. Solo il disagio e la rabbia di un’attività finita all’angolo.

“E pensare che qualcuno ci ha definito fascisti e novax – ci dice un altro manifestante –. Noi pensiamo solo a difendere il nostro lavoro e le nostre famiglie. Del resto qui in Italia si litiga su tutto: sulla politica, sul calcio, sui costumi.........

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