Roma, 7 aprile 2024 – "I farmaci come la triptorelina da soli non bastano, i ragazzini vanno prima di tutto ascoltati più che medicalizzati, l’approccio clinico alla disforia di genere non può pertanto che essere multidisciplinare. Trattandosi ancor più di un disturbo delicato, occorre tener conto della valutazione di psicologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili". Il professor Federico Tonioni, docente di Psichiatria all’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma, non demonizza, né assolutizza i farmaci per il trattamento di quello che è uno stato di malessere in grado di scompaginare la vita di chi ne soffre e del suo nucleo famigliare.

Come si definisce il disturbo da disforia di genere?

"Parliamo di un malessere depressivo che colpisce chi, a livello interiore, non si riconosce nel suo sesso biologico. Il riferimento in pratica è a quei preadolescenti o adolescenti che spesso esigono di essere chiamati con nomi maschili, qualora siano biologicamente femmine, o viceversa".

Tutto è tranne che una moda, professore, vero?

"Assolutamente sì, in una classe delle medie o delle superiori può esserci almeno un caso di fluidità di genere che può sfociare o meno in un disturbo di disforia. Il considerarsi fluidi è tipico dei giovani di oggi. Non ha niente di patologico, semmai è un carattere del processo evolutivo adolescenziale che di per sé si concentra sulla rivisitazione della propria personalità, compresa anche l’identità di genere. I ragazzi hanno diritto alla fluidità, non va problematicizzata".

Trent’anni fa, invece, era una delle paure principali delle famiglie.

"Ai tempi, il tema andava rimosso con fermezza anche perché, se un ragazzino aveva dei dubbi sulla sua identità, veniva considerato gay. Eppure ognuno di noi ha aspetti femminei e maschili, poi con lo sviluppo la persona aderisce al genere, maschile, femminile o non binario, a cui si sente chiamato. La difficoltà piuttosto nasce nel momento in cui gli elementi maschili o femminili non si armonizzano fra di loro".

Come nel caso della disforia di genere?

"Sì, pur se bisogna valutare caso per caso se sia quello la fonte malessere del bambino o dell’adolescente".

Che cosa intende?

"Nella mia esperienza clinica mi è capitato di conoscere pazienti già indirizzati al trattamento ormonale per la disforia che prendevano due o tre psicofarmaci".

E che cosa ha fatto?

"Ho dato priorità al ripristino del benessere psicofisico della persona piuttosto che al processo di transizione".

Come agisce la triptorelina sulla disforia di genere?

"Congela la pubertà. Al dodicenne biologicamente maschio, per esempio, non cresceranno più la barba e i peli pubici. Ma si bloccano anche le sue fantasie e proieizioni sessuali che sono connaturali a quell’età. Ecco perché questi trattamenti vanno somministrati solo in certi casi".

Tipo?

"Penso a quegli adolescenti che minacciano o tentano il suicidio per una questione di disforia oppure che hanno tratti fisici sia maschili che femminili, anche se in misura diversa".

QOSHE - Disforia di genere, lo psichiatra Tonioni: "I medicinali non bastano. L’ascolto resta prioritario” / - Giovanni Panettiere
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Disforia di genere, lo psichiatra Tonioni: "I medicinali non bastano. L’ascolto resta prioritario” /

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07.04.2024

Roma, 7 aprile 2024 – "I farmaci come la triptorelina da soli non bastano, i ragazzini vanno prima di tutto ascoltati più che medicalizzati, l’approccio clinico alla disforia di genere non può pertanto che essere multidisciplinare. Trattandosi ancor più di un disturbo delicato, occorre tener conto della valutazione di psicologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili". Il professor Federico Tonioni, docente di Psichiatria all’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma, non demonizza, né assolutizza i farmaci per il trattamento di quello che è uno stato di malessere in grado di scompaginare la vita di chi ne soffre e del suo nucleo famigliare.

Come si definisce il disturbo da disforia di genere?

"Parliamo di un malessere depressivo che........

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